martedì 13 dicembre 2011

domani

ciao,
non sono morta, è che domani mi laureo e sto pagando il cazzeggio delle ultime settimane.
Ansia ansia ansia.

lunedì 28 novembre 2011

Di amore e altre sciocchezze


 "ho bisogno di stare con te, 
regalarti le ali di ogni mio pensiero, 
oltre le vie chiuse in me, 
voglio aprire il mio cuore a ciò che è vero"
 Carmen Consoli

Sono giorni che penso a questo post, oggi mi sono rinchiusa nel silenzio di una biblioteca e cerco di dare una forma coerente ai pensieri.
L’avvio l’hanno dato tre cose concomitanti: l’aver scritto i ringraziamenti della tesi di laurea, questo post e questo; apparentemente scorrelate le tre cose sono per me tra loro inscindibili. 

É un post che parla di amore quindi, in tutte le sue forme.

Partiamo dall’inizio: i ringraziamenti per la tesi, a parte quelli istituzionali a relatrice, correlatore – Mentore, ai capi presenti e passati e all’amico-collega-insegnante, la parte privata è sempre quella più difficile. Ci sono poche persone a cui devo veramente tanto, poche perché tendo a farmi conoscere poco, un po’ per timidezza e un po’ perché sono piuttosto intransigente. Quindi alla fine i miei ringraziamenti erano abbastanza brevi, però per me è sempre la parte più ardua, un po’ perché poi alla fine cado nei sentimentalismi, un po’ perché vorrei poter non fare torto a nessuno. E allora la mia riconoscenza è andata all’Uomo Straordinario, al Compagno di Banco, al Tedesco, al Ballerino, Sorella e Omonima, oltre che, ovviamente, ai miei genitori. Perché sto dicendo questo? Perché quando Madre ha avuto in mano la mia monumentale tesi e ha letto, complice Sorella, i ringraziamenti ha cominciato a piangere come una fontana per la frase conclusiva “Grazie, mi fate sentire ogni giorno una persona fortunata”.

Ecco si, io mi sento veramente una persona fortunata, perché anche se ho conosciuto quel dolore che ti distrugge dentro e che ti toglie ogni voglia di vivere e di alzarti la mattina, quando ti sembra che niente abbia più un senso e ti viene voglia solo di stare a letto e piangere per giorni, perché un amore o, per me, due amici insieme, il Migliore Amico e lo Stronzo, ti hanno delusa e devastata, portandoti via quella parte di te che sorrideva sempre e non si lasciava mai perdere d’animo, io oggi, anche se non sono più quella persona lì, quella prima di tutti i casini e gli sputtanamenti gratuiti, oggi io riesco a stare in piedi e ho ritrovato l’equilibrio.

E questo lo devo per prima cosa a loro che mi hanno aiutata nell’andare oltre i momenti più bui, che mi hanno portata fuori di casa o mi hanno dato da bere e mi hanno regalato dei sorrisi anche quando la mia faccia diceva “levati dalle palle che sono girata”, che hanno perdonato le mie assenze senza farle mai pesare e mi hanno accolta sempre a braccia aperte, o che mi hanno anche solo dato la stabilità quando mi sentivo solo sgangherata e per niente solida. Senza il contatto fisico e tante smancerie loro sono riusciti a darmi quel calore e quell’affetto, ma anche quel sostegno, fatto anche di discussioni e di silenzi, senza il quale non sarei riuscita ad andare oltre. A perdonare, a perdonarmi.

Certo è sempre più facile quando di fianco hai una persona salda, con cui puoi arrabbiarti perché tu lo chiami al telefono e lui morisse che ti chiede come stai ma a cui basta uno sguardo, anche quando pensi di aver celato tutto, per capire che cosa non va e che al posto di ignorarti perché anche lui ha avuto una giornata infernale e tanto lo sa che cosa c’è perché te l’ha sentito dire un milione di volte o di incazzarsi perché lui ti chiede che cosa c’è e tu gli rispondi con un piccato “niente” e un sorriso tirato, ti tira fuori tutto e ti offre per l’ennesima volta una spalla su cui piangere o una parola di conforto. Anche se sa che domani si potrebbe ripetere tutto di nuovo nello stesso modo.

E allora si mi sento una persona fortunata, perché fondamentalmente la mia vita è costellata di amore, in tutte le sue forme, dall’Uomo Giusto che ti guarda e ti dice che sei splendida fuori e anche dentro e ci crede davvero, dagli Amici di una vita che ti conoscono da anni e tirano fuori ancora quella persona sorridente, alla famiglia unita che ancora ti coccola senza chiederti niente, a un nonno a cui dici che arriverà una bambina in affido e che senza nessuna esitazione ti dice subito “Se avete bisogno potete pure contare su di me”.
Pensa che bello, pensa che fortuna, pensa quanto amore, pensa a quanto sono piccole le tue preoccupazioni e le tue ansie in confronto a tutto questo, pensa che hai un mondo davanti e una storia tutta da scrivere e delle basi solide dietro. Pensa che in ogni momento ci saranno loro, nonostante tutto.

Pensi davvero di non riuscire a farcela?

giovedì 24 novembre 2011

Artemisia - una mostra da andare a vedere

Ieri ho consegnato la tesi. è in stampa e satà pronta domani. Vuoi davvero non premiarti con una mostra?
Impossibile, e allora quale scelta?
Botticelli al Poldi Pezzoli? No
L'orrendo evangeliario nuovo donato da Tettamanzi a Milano? Mur di dio No
Cezanne? 'du palle sti impressionisti
Artemisia Gentileschi? Wow, si!!
Premetto che da buona storica dell'arte in formazione che si occupa prevalentemente di arte lombarda di Quattrocento e inizio Cinquecento la mia conoscenza di Artemisia Gentileschi (1593 - doc. fino al 1653) è limitata alle quattro righe sul manuale e a poche pagine di Roberto Longhi sui precedenti di Caravaggio.
Praticamente nulla allora quale migliore occasione di questa per impaare qualcosa?
Queste sono le mie conclusioni: Artemisia era una stra figona, veramente, carteggio con Galileo, prima pittrice di Leopoldo sticazzi Medici, scappa con l'amante, gira Italia e non solo, prima donna ad essere ammessa all'Accademia del disegno di Vasari a Firenze insegna pittura alle figlie ecc. Poi devo dire che a parte la vicenda biografica che è affascinante e tristemente nota per lo stupro subito in giovane età (e la prima sala con l'orrenda installazione di Emma dante con tanto di letto sfatto ce lo ricorda, in un modo, a mio avviso, piuttosto opinabile), lei come pittrice non era il vertice ma non se la cavava per nulla male, anzi.
La prima attività era piuttosto bruttarella devo dire, a parte la bella Madonna con il Bambino che però il Mentore dice che sia una crosta (io su questo non lo so, ma se me lo dice lui ci credo abbastanza), poi si riprende e diventa veramente belllissima, sia per la cura nella descrizione dei tessuti (e questo si vede bene nelle due Maddalena affrontate in una delle ultime sale, e no, quella in cui manca la testa non è in restauro, è stata tagliata, di solito perché molto belli e per farci quadri da stanza più piccoli) sia per le espressioni.
Negli anni venti le forme si allargano, sono tutte donnone tonde e piene, disperate ma forti. Negli anni trenta la sua pittura si sfalda, soprattutto agli inizi degli anni trenta con quella meravigliosa musa a dire il vero un po' sacrificata nel passaggio tra le due sale. I tardi anni trenta e i primi quaranta sono napoletani, più scuri, monumentali e narrativi le scene di complicano ma quella Samaritana al Pozzo che mostra un Cristo gesticolante e la donna che ascolta quasi un po' annoiata mi ha veramente emozionata. Nelle ultime sale si perde un po' il filo logico, da una scansione cronologica ben riuscita si passa a un miscuglio tra esposizione iconografica e tanto materiale, forse un po' troppo. 
Allestimento molto buono, stanze scure, pochi fari ma troppi riflessi, c'è da dire però che esporre dipinti a olio è un casino perché la pittura rimane comunque lucida e crea ancora più giochi di luce. Troppo caldo e poi ci sono andata di mattina quando ci sono le scolaresche, quindi troppa gente. 
Mostra molto bella, secondo me è proprio da andare a vedere.

lunedì 21 novembre 2011

Di date e altre cose

Ho appena scoperto quella che molto probabilmente sarà la data: 14 dicembre.
Uhsignur ero così calma e tranquilla fino a un attimo fa, fa niente se non ho ancora finito di impaginare e mettere le immagini, fa niente se sono settimane che apro la tesi, la guardo, mi bullo delle mie trecento (TRECENTO) pagine scritte e poi la chiudo, fa niente se adesso mancano due giorni alla stampa. Sono in alto mare senza sapere il perché. 
Ma siccome tanto sono due settimane che la sera non dormo ho tutto il tempo più tardi per rimediare. Il mio post nasce come bilancio dell'ultimo anno. Un po' perché in prenda al mio non-ho-nulla-da-fare-se-non-scrivere-la-tesi mi sono messa a guardare le fotografie (che per me sono proprio l'ultima spiaggia prima della morte di noia) e ho scoperto che sono stata in molti più posti di quanti non pensassi o non mi ricordassi in questo ultimo anno, un po' perché tendo a dimenticare abbastanza facilmente.
La mia memoria ha bisogno di aiuto, quindi ecco qui cosa ho fatto fino ad ora nel 2011, così un po' in ordine cronologico e un po' in ordine sparso:
- sono stata a Bologna e a Ferrara per festeggiare il nostro settimo anniversario insieme
- sono stata a Firenze con l'università (perché a Storia dell'Arte, alla veneranda età di 23 anni, si va ancora in gita scolastica)
- sono stata a Forlì a vedere la mostra di Melozzo
- sono stata a Modena, Reggio Emilia e Parma con un'amica dove ci siamo ammazzate di storia dell'arte e soprattutto di cibo fantastico
- sono stata a Varallo dove Giovanni Romano (oddio Gianni Romano, io da grande voglio diventare come te) mi ha firmato il suo ultimo libro e io, come una adolescente in piena crisi ormonale davanti alla sua rock star preferita, sono andata in brodo di giuggiole con tanto di gambe ballerine, e invece l'altro che parlava, lui, l'Innominabile, mi ha proprio innervosita
- sono stata a Pavia (più volte) per varie ed eventuali
- sono stata a Barcellona e ho trovato una sorella
- sono stata a Ponte di Legno più volte
- sono stata a Torino
- ho portato l'Uomo Straordinario a Pisogne e Borno (in realtà mi ci ha portato lui in moto, ma è la stessa cosa)
- sono stata all'Isola Bella da sola
- ho ricominciato a scrivere e parlare
- ho visto più mostre bergamasche
- ho scoperto che il cibo giapponese mi fa inorridire (ma anche quello libanese)
- ho fatto la tassista
- ho fatto la pendolare (anche in agosto), un dramma
- sono stata stagista, due volte, e sono sempre stata trattata bene
- ho scritto il mio primo articolo
- ho passato le giornate in archivio
- ho buttato fuori a calci dalla mia vita un amico
- ho trovato un amico - collega- insegnante
- ho pianto, tanto
- ho riso fino a sentirmi male
- mi sono sbronzata
- ho smesso di fumare (ma ogni tanto una me la fumo ancora)
- ho cucinato più volte per gli amici
- ho iniziato a "lavorare" come ricercatrice (ma ancora sto aspettando che mi paghino)
- ho finito gli esami dell'università
- ho scritto una tesi
- ho conosciuto un sacco di persone diverse (e si, ovviamente, me ne sono piaciute gran poche)
- mi sono presa un mega cazziatone dal mio correlatore e ci sono anche rimasta male, anche se poi alla fine mi è servito
- ho fatto sogni assurdi tra cui partorire due bambolotti in una confezione di plastica tipo quelle delle uova di Pasqua
- ho atteso ore davanti a una porta scherzando con chi, con me e come me, divideva lo stesso destino
- mi sono arrabbiata e anche tanto
- ho passato notti insonni
- ho intrattenuto conversazioni surreali con persone immaginarie e non
- ho letto e comprato non so più quanti libri (ma la fiera del libro usato arriva tra un paio di settimane)
- mi sono disperata perché non ci sono più biglietti per la mostra di Leonardo a Londra, ma non credo che andrò a vedere quella torinese.

Così poi, la prossima volta che mi sento inutile come stamattina, ho qualcosa che mi ricorda che è stato un anno pieno e fortunato.


sabato 19 novembre 2011

Mia sorella

Mia sorella è stata per tanti anni soprattutto un'estranea. Un'estranea per cui avrei fatto comunque tutto ma un'estranea. Ho sempre avuto grandi difficoltà nel comprenderla, nel giustificare i suoi atteggiamenti, il suo rapporto con i nostri genitori, così opposto al mio da non riuscire a fidarsi di loro. Lei è stata per tanti anni veramente un'aliena, troppo diverse, non solo fisicamente ma anche caratterialmente "Ricciola tu sei il sole e lei la luna" mi diceva sempre papà. Non sono stata in grado di comprenderla quando probabilmente ne aveva più bisogno, non per cattiveria ma per mia incapacità di mettermi nei suoi panni, per la sua mancanza di fiducia in me.
L'ho abbracciata quando piangeva, ho cercato di consolarla ma mai troppo convinta, sempre a chiedermi come, dalla stessa famiglia con soli 5 anni di differenza, fossimo poi così opposte, io decisa, determinata e sicura che valga sempre la pena di fare fatica per ottenere quello che si vuole, lei sempre così indecisa, insicura e che preferiva tirarsi indietro piuttosto che mettersi in gioco. Io che ho sempre stravisto per il papà, tanto da farmi poi tatuare un sole sulla pelle, lei che proprio lui non riusciva a digerirlo. 
Due mondi opposto anche sulla scuola: ho terminato il liceo scientifico e mi sono laureata, lei bocciata due volte a ragioneria e poi ha abbandonato la scuola, senza che questo, tutto sommato, sembrasse crearle alcun tipo di problema.
Poi, fortunatamente, qualcosa è cambiato, lei ha trovato la sua strada, ha capito che ragioneria non faceva per lei ma che la sua strada era nel sociale, con i bambini, gli anziani e con le persone che ne avevano bisogno, lei che in tante cose è come il papà si è ritrovata a fare quello che mamma, con il senno di poi, con ogni probabilità avrebbe scelto. Ha ricominciato ad andare a scuola, la sera.
Io che poi ho cercato, con tutte le mie assenze, le ore passate in un'altra città e sui libri, di ritrovarla, di chiederle e anche di capirla, di essere disponibilie. L'amore tra sorelle c'è sempre stato ma con una quantità esasperata ed esasperante di conflitti. 

Poi siamo state a Barcellona. 

Per i suoi diciotto anni le ho regalato una vacanza (meta originaria Parigi "Ricci ci sono un sacco di musei, con te non posso, muoio") io e lei, quattro giorni 24h al giorno. Ero spaventata, proprio per tutti i motivi di cui sopra a cui si aggiunga anche un certo disagio per il suo ragazzo, troppo simile a lei nei difetti. 
Invece sono stati quattro giorni meravigliosi in cui abbiamo riso, mangiato, guardato, vissuto insieme in piena armonia. E poi da quel momento è stato tutto completamente diverso tanto da poter stare giornate insieme senza problemi. Gli ultimi tre giorni li abbiamo praticamente passati sempre insieme, una mattina si è anche infilata nel mio letto per farsi coccolare come facevamo quando eravamo più piccole. Abbiamo cantato tirando fuori il nostro repertorio trash, si è illuminata in volto quando ha letto i ringraziamenti della tesi (su cui prima o poi ritornerò)
é diventata un po' meno aliena, un po' più sorella e un po' più amica.Un po' più complice, forse più di quanto non lo siamo mai state. Forse a volte è solo una questione di mettersi un po' più nei panni degli altri o di cercare di abbandonare i preconcetti e ascoltare e basta. Non lo so, so che è veramente, ancora oggi, una scoperta continua.

mercoledì 16 novembre 2011

Due mostre in due giorni

Così, siccome io sono anche il mio desiderio di lavoro, allora parliamone, senza velleità di scientificità o sadiochecosa, sono solo pensieri uniti a sensazioni e perché no, anche promozione culturale. 
Quindi iniziamo. 
Mercoledì, aspettando con infinita ansia di andare a ricevimento nel pomeriggio dalla mia relatrice, mi sono presa la mattina per andare a vedere la mostra Brera incontra il museo Puskin, un po' per la mostra un po' per la Pinacoteca (che io adoro e un giorno racconterò anche la guida fatta per la gloria e solo per la gloria che ho tenuto l'anno scorso e da cui ancora non mi sono ripresa scoprendo che no, fare la guida non è il mio mestiere). Comunque, sono stata in pinacoteca, a dare un'ulteriore occhiata a uno dei dipinti per la tesi e a vedere questa mostra. 
è interessante perché si colloca nell'ambito delle iniziative in occasione dell'anno di scambio interculturale tra Italia e Russia che ha portato anche a delle iniziative molto curiose, per esempio, sono stati in Russia i capolavori dell'Accademia Carrara di Bergamo (che sadioquando riaprirà) ma anche a orrende mostre inutili. Ecco quella di Brera ha entrambe le caratteristiche. é una mostra inutile per il luogo in cui è stata fatta, i dipinti si trovano nella sala napoleonica dove sono esposti i Capolavori dell'arte lombarda di fine Quattrocento e inizio Cinquecento (che io AMO con tutta me stessa) e la saletta con la ricostruzione della cappella di San Giuseppe di Bernardino Luini che, tra l'altro, non si possono vedere a causa dell'allestimento; si trovano in una pinacoteca incentrata sull'arte dal Trecento al Settecento, fatta eccezione per il lascito Jesi confluito a Brera nel 2001 che raccoglie opere di tardo Ottocento e inizio Novecento (e c'è quella meravigliosa testa di donna di Medardo Rosso che riscatta tutti gli altri orrori) In un posto del genere una mostra sugli impressionisti, secondo me, non c'entra 'na beata mazza, ma quando è la politica a spingere non ci si deve stupire.
Comunque, la mostra in sé è invece bellissima, stranamente i pezzi sono veramente meravigliosi anche per chi, come me, ha quasi il rigetto per gli impressionisti e post visto tutte le mostre sull'argomento degli ultimi tempi. Pochi dipinti, in un allestimento minimale, pareti grigio scuro e basta, illuminazione ottima, niente problemi di riflessi nonostante i vetri sopra i dipinti. Nessuna crosta, un Van Gogh SPLENDIDO, non i soliti girasoli o autoritratti, no la processione dei carcerati, bellissimo. Unico neo, secondo me, lo spazio per muoversi. C'è da dire che l'accesso è controllato, si hanno 20 minuti per vederla e fanno entrare poche persone alla volta però lo spazio rimane secondo me ancora troppo poco. L'allestimento molto semplice, si complica nella scansione degli spazi, mettendo sporgenze e cambi di piano nei posti secondo me peggiori, impedendo una buona fruizione. Secondo me è da vedere lo stesso anche per approfittarne e fare un giro in Pinacoteca che in questa occasione ha però "perso" Caravaggio che si trova in Russia, ma un giro nella parte di pittura ferrarese e bolognese di quattrocento risarcisce ampiamente il disturbo. Un piccolo appunto: sono anni che frequento la Pinacoteca di Brera, e mercoledì sono finalemnte riuscita a vedere il Bacio di Hayez. 'Na delusione, veramente. piccolo, sacrificato in un angolo, è uno dei pochi che riprodotti è più bello che dal vivo.
Invece giovedì, no giovedì ho finito lo stage, sono disperata, giuro non avrei mai pensato di dirlo ma alla fine mi sono quasi divertita, ho dovuto togliermi la scopa dal culo e rilassarmi ed è stato meglio. 
Concluso il lavoro nel pomeriggio siamo andati alla mostra al Museo Diocesano di Milano a vedere la mostra Oro dai Visconti agli Sforza sull'oreficeria del Quattrocento a Milano. è una mostra difficile, perché l'argomentoè veramente da specialisti, me ne sono accorta perchè a parte la sottoscritta e un altro ragazzo, eravamo un gruppo di settecentisti che si sono annoiati a morte. Io che invece adoro il Quattrocento mi sono divertita come una matta. é una mostra in cui non si capisce nulla, pezzi bellissimi che secondo me ci fanno sentire delle cacchine perché se questi a inizio Quattrocento riuscivano a fare delle cose così tecnicamente stupende noi siamo nani sotto i giganti e non sulle loro spalle. Allestimento -1, oreficeria e reliquiari ad altezza coscia, dall'alto del mio metro e settantacinque ho passato più tempo accucciata che altro. Pezzi messi a caso, divisi per materiali (codici miniati, reliquiari, tarocchi ecc.), rimaneggiamenti nelle cornici non segnalati, datazioni un po' così. Ottime intenzioni ma pessimi risultati. 
Però mi sono innamorata, scusami, Uomo Straordinario ;), ecco io che sono nerd nel profondo dell'anima mi sono fermata su un pezzo che, secondo me, era catalogato male sia nell'ambito sia nella datazione, l'altro quattrocentista si è avvicinato (che faigo!) e si è messo a discutere con me, lui concordava (un punto per la tesista!) e ci siamo messi a chiacchierare, mi ha fatto un sacco di complimenti (lui e anche il mio capo, sono ingrassata di 20 kg per la felicità!). poi io che sono idiota sono partita con il film e già mi immaginavo nel raccontare ai nostri bellissimi figli "si io e papà ci siamo conosciuti a una mostra, stavamo guardando una Pace dalla datazione assurda e concordavamo e lì ci siamo innamorati", cose da film (per nerd, va beh). mi sono sentita una reginetta. Quindi è un'altra mostra da vedere (no, non è vero, non andate).
Quindi wooow.. quando sono arrivata a casa e l'ho raccontato all'Uomo Straordinario lui mi ha guardata con il suo sguardo sornione e mi ha dato un bacio che significava "ma chi vuoi che ti prenda?".
Andate a vedere la prima, la seconda non importa. Però andate.

martedì 15 novembre 2011

Estemporanea

Ma io dico, tu, Madre, che tendenzialmente dimostri anche di avere due dita di sale in zucca, spiegami, no ti prego spiegami, perché stasera hai deciso di invitare quello che Padre definisce "il tuo amico di dubbia moralità"? Non solo per farlo mangiare a cena ma la sta anche preparando, usanza che io trovo barbara, sia da parte tua, o Madre, che lo hai invitato sia da parte sua (vuoi cucinare?stai a casa tua), e poi cristiddio che cazzo di domanda è "hai salato l'acqua?" tu la pasta la mangi senza sale? A me ste robe proprio, ci mancava solo che mi chiedesse, "ma tu respiri?". Tu e il tuo fottutissimo mondo in cui ogni giorno si insegna come rubare allo Stato (quindi anche a te Madre e a te Padre che siete dipendenti) in modo più legale possibile. Altra perla istantanea "hai il coperto della pentola?" Ma cosa pensa che siamo dei buzzurri?! 
Ciao, vado a picchiarlo.

domenica 13 novembre 2011

msg

Qualsiasi cosa accada, ti prego, fai in modo che ci sia sempre lo spazio per loro e cerca di non dimenticarti mai che sono la tua casa e la tua famiglia;sii capace di partecipare alla loro felicità e di ascoltarli sempre nel momento del bisogno. Ricordatelo sempre.


martedì 8 novembre 2011

Riflettendo sulle proprie ossessioni

Oggi è stata una di quelle giornate in cui il computer era, ancora più del solito, uno strumento indispensabile per il collegamento con il mondo al di fuori.
Una di quelle giornate in cui continui a cliccare il tasto F5 sui giornali che segui sperando che la dignità di un Paese allo sfascio o le borse oscillanti o gli scioperi facciano di più di un Sarkozy o di una Merkel sghignazzanti. 
Era un po' di speranza frammista a illusione.

Qualche tempo fa riflettevo sul valore delle parole: complice una Professoressa / Enciclopedia mi sono interrogata spesso sulla storia e sul valore semantico dei termini che usavo, arrivando a fare discussioni del tutto assurde con l'Uomo Straordinario spesso solo per compiacere un narcisistico amore per il virtuosismo dialettico. La mania delle parole mi è rimasta, e da lì ho imparato che non si può mai scegliere un termine a caso, che ogni singola voce del dizionario che noi usiamo nasconde molti più significati di quanti non ammettiamo o non comprendiamo all'istante. Ogni parola ha quella complessità e quella stessa ricchezza che si trova nelle parole latine: lo stesso fascino linguistico che ha lo scorrere tutte le sfumature del verbo fero fers, tuli, latum, ferre.

è l'amore per la lingua che mi porta ad analizzare gli articoli di giornali in modo quasi maniacale, arrivando a detestare Scalfari perché negli ultimi articoli a fronte di una ricchezza lessicale straordinaria mancano sempre di più i contenuti, oppure a non poter leggere un Baricco qualsiasi dove le parole sono usate per creare un lezioso virtuosismo estetico o che mi hanno spinta a non comprare più giornali in cui si sono riscontrati errori ortografici (Gravissimo, e mi sono pure presa della talebana).
è proprio l'ossessione per le parole che mi ha creato, oggi, una sensazione di ancora maggior sgomento leggendo i titoli dei giornali che affermavano che lui non si dimetterà perché vuole guardare in faccia chi lo tradirà.
chi lo tradirà
è importante perché non ha detto "voglio vedere chi tradirà i nostri principi/idee/azioni o piani di governo" sulla cui esistenza poi si può anche, giustamente, sindacare; no, ha detto chi mi tradirà. Chi tradirà me, non le mie idee, me. Con una concezione della res publica straordinariamente individualistica. So che non ci voleva né una frase ad effetto in una giornata convulsa né tanto meno un genio per capire una cosa che è sotto gli occhi di tutti da anni, però questa credo che sia veramente la dimostrazione più lampante di una concezione distorta del potere: ancora di più dei vari bunga bunga e delle autocelebrazioni con finto vulcano e cimitero etrusco, ancora di più dei complotti della magistratura o della sinistra comunista (ahaha). é lo stesso senso di sconforto e di abbandono, di distruzione e di morte di uno Stato, che ho avuto con la compravendita di Parlamentari, nel vedersi sbeffeggiati in mondo visione, nel leggere i giornali americani o inglesi o spagnoli e vergognarsi di essere rappresentati da lui.

Quella frase dal vago sapore biblico che sottintende che al di fuori di lui non può esserci altro, con buona pace dei ciellini formigoniani e di tutti quelli che hanno ancora delle grandi fette di guadagno da spartirsi. 
Le parole e i termini linguistici vanno accuratamente scelti e assimilati
E allora anche domani sarà una giornata come oggi, sperando in un mondo migliore, pensando a un futuro diverso e soprattutto sognando una concezione del potere come servizio al cittadino; non più una proprietà privata e vagamente divina ma una vera e propria cosa pubblica.

venerdì 4 novembre 2011

Parliamone

Per la sezione Shampoo, non posso esimermi dal commentare questa scoppiettante notizia: come ci reporta il celeberrimo giornale "la Repubblica" qui (che io continuerò a leggere nonostate le sempre più frequenti cadute) sembra sempre più chiaro che fenomenali (!) divi attuali stiano prendendo ispirazione dai Grandi del passato. Ecco qui i migliori esempi nostrani:

George, Monica, Raoul: i divi cloni di Hollywood

ahahahah

te piacerebbe
C'è qualcosa da aggiungere? ORRORE

giovedì 3 novembre 2011

Ponte e tutto il resto

E allora ce l'ho fatta, ho consegnato l'ultimo capitolo della tesi, ho finalmente riavuto quelli che avevo già consegnato, praticamente senza dover modificare quasi nulla
VITTORIA!!

Allora per festeggiare io e l'Uomo Straordinario siamo scappati via, andando nel posto che io trovo in assoluto il più rilassante di tutti: la montagna. A parte che per quattro giorni di stacco avevo n. 1 valigia di peso allucinante, n. 1 zaino, n. 1 sacchetto per le scarpe e n. 1 borsa, n. 1 borsa per il computer. A parte i quattro stracci che mi sono portata, più maglioni che altro in realtà, erano tutti libri/mattoni. Considerando che anche mio nonno quando mi ha vista salire le scale con una valigia pesantissima si è messo a ridere in modo quasi sguaiato, posso ben rendere l'idea dei pesi che portavo. 
Avrei voluto scrivere un sacco di cose belle e anche un po' stucchevoli, e uscimmo a riveder le stelle, sul paesaggio, l'amore e la morte. Il desiderio di vivere insieme e l'impossibilità (per ora) di farlo. Avrei voluto descrivere l'amore in una discussione sul domani guardandolo mentre faceva la barba, seduta sullo sgabello dove da piccola appoggiavo i piedi per riuscire a specchiarmi con la nonna vicina. Avrei voluto raccontare di quanto siamo diversi nell'approccio del mondo, avrei voluto descrivere la bellezza di un posto di cui si conosce ogni centimetro e lo stupore davanti ai colori del mondo e della natura. Mi sarebbe piaciuto anche raccontare la dolcezza di uno sguardo davanti a un caffè e il coraggio di fargli leggere la tesi, i bagordi, le notti e i dispetti. E sarebbe stato così banalmente normale, eppure così eccezionale che quasi me ne vergogno.
Un camino e un divano. Ecco tutto.


mercoledì 26 ottobre 2011

Si, sono scostante

Mandare, con un mese di anticipo sulla stampa, l'ultimo capitolo di tesi al proprio correlatore, che al triennio, come relatore, mi aveva fatto piangere lacrime e sangue per quasi un anno e mezzo, aspettarlo due giorni e riaverlo con una sola virgola da cambiare: 
NON HA PREZZO!!!
.
Domani l'ultimo scoglio: la relatrice.

Pensiamo in grande
Raffaello, Scuola di Atene (part.), Città del Vaticano

martedì 25 ottobre 2011

Piove. Umore sotto le scarpe

Samuele Bersani - Le mie parole

Le mie parole sono sassi
precisi aguzzi pronti da scagliare
su facce vulnerabili e indifese
sono nuvole sospese
gonfie di sottointesi
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose indimenticate
a lungo spasimate e poi centellinate, 
sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato
un viso sordo e muto che l'amore ha illuminato
sono foglie cadute
promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate
sul foglio capitate per sbaglio
tracciate e poi dimenticate
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire
lo ammetto
strette tra i denti
passate, ricorrenti
inaspettate, sentite o sognate...
Le mie parole son capriole
palle di neve al sole
razzi incandescenti prima di scoppiare
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare
si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate
facce sopraesposte per il troppo sole
sono questo le parole
dolci o rancorose
piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire
le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti
risparmiano i presenti
immaginate, sentite o sognate
spade, fendenti
al buio sospirate, perdonate
da un palmo soffiate

domenica 23 ottobre 2011

Domani andrò avanti ma oggi mi interrogo

Ultimamente mi interrogo in continuazione su che cosa sarà poi. Sono quei pensieri che emergono con più forza quando lui mi guarda e mi dice "Andiamo a vivere insieme?", sono quei pensieri che ti causano un dolore atroce quando mediti sul fatto che in due avete scelto di seguire il cuore e la passione (ognuno la sua) e non la convenienza, io con storia dell'arte e lui con un dottorato. Quando avremmo potuto scegliere di fare come la maggior parte delle persone e smettere di studiare, abbandonando tutti i nostri sogni di gloria e di cambiare, nel nostro piccolo, il mondo.
Perché, alla fine, siamo due sognatori: di quelli che credono di potersi riscattare, che credono profondamente nel valore della fatica, del sacrificio, del merito e della pazienza. E che amano troppo quello che fanno perché ci credono, profondamente. 
Non riuscire a pensare a un futuro, con un buon margine di sicurezza, non vedere che cosa sarà tra qualche mese, che cosa sarà tra un anno è sconvolgente. Vedere che i programmi che avevo fatto sono sfumati così, in un attimo, per un ritardo di qualche mese, perdere un anno, varrà la pena poi andare avanti?
Ferrara, Palazzo Schifanoia, Aprile (part.)
E se non lo faccio? Se rinuncio per Amore? E se poi me ne pento e divento una di quelle donne inacidite dal rancore?
E se non ce la faccio invece? Se non ce la faccio perché poi mi perdo a fare troppe cose che non mi portano da nessuna parte? Troverò un lavoro? Mi permetterà di mettere da parte due soldi? 
La dignità umana passa per il lavoro, per quanto lui abbia molte più prospettive di me, non riuscirei mai a guardarmi la mattina allo specchio e sapere di essere una mantenuta, nonostante sappia che per lui non sarebbe un problema. Contribuire, anche poco, ma contribuire al sostentamento della famiglia.
Non amo i bambini, non sento alcun orologio biologico, ma se invece un giorno scoprissi di volere un figlio con lui? Come educarlo con i Grandi Valori quando la società ti porta a  discriminare chi fa fatica e a esaltare chi imbroglia? Come conciliare il sogno di diventare una ricercatrice o di lavorare in università con un figlio? Ho in testa la voce della mia capa che mi dice che lei ne ha fatto solo uno e l'ha cresciuto con l'aiuto dei genitori perché "con il nostro lavoro non hai alternative".
Come è possibile che oggi, nel 2011, si possa pensare di avere un futuro solo rinunciando a studio, passione e cuore e sperando di avere un sostegno dai genitori a tempo praticamente indeterminato?
Io sono un'ottimista: in fondo al cuore, spero, tutti i giorni, che lavorando di più, studiando di più, rinunciando di più, si possa davvero raggiungere lo scopo per cui tutti e due stiamo faticando e che questo ci permetta di andare avanti dignitosamente.
Eppure sono così spaventata

venerdì 21 ottobre 2011

terrecotte e divagazioni

Dopo due giorni di convegno dall'avvincente (!) titolo "Terrecotte nel Ducato di Milano. Artisti e cantieri del primo rinascimento" tra Milano e Pavia, posso finalmente affermare che a me i convegni mi annoiano da morire.
Con buona pace sua e anche mia.
Du palle infinite.
Pavia, Certosa, facciata
Che poi dico, abbiamo due giorni di tempo che poi sono uno e mezzo perché c'è anche la visita in Certosa, nessuno le ha mai guardate ste benedette terracotte e quindi siccome il terreno è vergine tutti possono dire quello che vogliono, spiegatemi perché voi avete voluto a tutti i costi mettere 24 interventi.

No dico 24! 

Non se avete presente che cosa voglia dire ascoltare 24 persone diverse che cercano di dire qualcosa di interessante sulle terracotte rinascimentali milanesi, è una rottura, perché a fronte di interventi per cui stracciarsi le vesti perchè sono stati una meraviglia (si si il solito Lui con la sua leonardiana, lei con Brescia, quello di Trento con il Maestro degli Angeli Cantori, i documenti latini letti con uno spiccato accento americano, lovvo) ma altri un calvario tra cui la conclusione sull'inutilità dell'architettura e soprattutto sull'inutilità di lei, alle parole parole parole sugli allestimenti museali per le terracotte passando per l'analisi da trova le differenze, nei putti delle cornici, "oooh.. wow questo ha la camicia che arriva a metà coscia e non alla vita, questo ha il braccio destro sollevato e il sinistro abbassato, questo il contrario".
Pavia, Certosa
MORTE NEL CUORE

Il secondo giorno ho portato anche la mia mamma, che ha anche preso un giorno di ferie per venire con me, poverina, perchè le avevo promesso una visita alla Certosa di Pavia., che a un certo punto si è girata verso di me, all'ennesimo oh!guardate terzo tipo di putto con quel meraviglioso accento americano, dicendo "e cheppalle con 'sti putti", IO LA ADORO Ma soprattutto il secondo giorno ho vissuto un incubo, che per fortuna c'era lei altrimenti avrei dato di matto.
C'è questo tizio in università, un po' matto, noi lo chiamavamo il caso umano paleografico perché lo avevamo incontrato, per la prima volta, al corso di paleografia latina (un corso fighissimo dove si impara a decifrare le scritture antiche, si si si lo so sono un po' caso umano anche io, ma andiamo oltre), che sembrava uno dei quei geni che passa la vita a studiare, un po' autistico, di quelli sempre fuori luogo ma un genio. Invece no. è uno che è solo matto, ma matto molesto, di quelli che parlano in continuazione cambiando accenti, registro ogni tre parole, dando soprannomi a caso e inveendo contro chiunque gli capiti a tiro. E in più, ma scema io, è uno di quelli che fa commenti completamente assurdi (del tipo molesto) alle fotografie e agli stati altrui su fb, che è vero che non l'ha ordinato il dottore di mettere fotografie nè di scrivere su facciaccialibro ma c'è anche un codice sotteso e tacito che ti impone di non essere inopportuno SEMPRE.
Ecco lui ha pranzato con noi. Parliamone, ho cercato di dirottarlo in un primo momento ma ce lo siamo ritrovate appioppate addosso, con la mia mamma che alla fine del pranzo mi ha guardata e mi ha chiesto: "Ma non dovremo mica portarlo noi a casa??".

FANTASTICA

No, ce l'abbiamo fatta a non doverlo portare. Un incubo, ci ha tormentate con il suo disprezzo (condivisibilissimo) per cl, e una serie di considerazioni sulle motivazioni del suo insuccesso con le donne, sei alto un metro e una cicca, piuttosto orrendo e soprattutto sei PESANTE e anche un po' SFIGATO.
Io che tendo a essere un po' rozza e senza tanti complimenti quando uno mi è troppo addosso sono sempre riuscita a tenerlo lontano, ma la mia amica che è sempre molto gentile e sorridente e non ringhia quasi mai è in seria difficoltà di sopravvivenza, adesso ha iniziato a farle un sacco di complimenti così a mozzo, come direbbe lei, cercando di fare il simpaticone e il brillantone. Orrore, veramente, schifezza.

Invece, cambiando argomento completamente, ieri l'altro sono stata alla laurea di quello che è uno dei miei più cari amici e che è stato anche il mio storico compagno di banco del liceo. 5 anni quasi sempre insieme, ha sopportato tutti i miei sbalzi d'umore, mi ha passato gli appunti presi mentre passavo le lezioni a leggere un sacco di romanzi, mi ha spiegato fisica e passato l'inverosimile nei compiti di tedesco e in quelli di latino. Lui è un amico, di quelli per cui ti emozioni quando li vedi tutti tirati in abito e agitati, e che poi abbracci con le mani e il cuore quando trionfante esce con il suo cappello da laureato. Una nuova toga rossa è in arrivo.
B. Luini, Cristo alla colonna. San Maurizio al Monastero Maggiore

Ecco ed è stato toccante perchè non me lo sarei persa per nulla al mondo, mai, perchè lui che è sempre così spigoloso ed evasivo ci ha detto in modo sfuggente che era felice che noi fossimo arrivati per lui e lui soltanto e so che era il suo modo di dirci, per la prima volta in 10 anni, che ci vuole bene. E lo si vedeva, nel suo modo di guardarmi e chiamarmi la "sua solita sciocchina" e nel sorriso che ha fatto anche all'altro compagno storico, il Tedesco. Ecco io un momento così non me lo sarei voluta mai perdere.
E poi è stato carino perché quando era tutto finito e lui è andato via allora il Tedesco mi ha accompagnata a portare la domanda di laurea in università e quindi mi laureo tra poco! E siamo stati in uno dei posti che preferisco, lì vicino all'università: San Maurizio al Monastero Maggiore. Premetto che non sono per nulla credente, ma l'interno è una vera meraviglia, e quindi quando avevo ore libere mi succedeva di imbucarmi lì per tirare un po' il fiato. Che poi lì hai una scelta straordinaria, di chiese e di cose bellissime: Sant'Ambrogio, San Maurizio al Monastero Maggiore, Santa Maria delle Grazie, il Cenacolo, San Lorenzo, il Castello e tutto il resto.Ecco è stata una giornata meravigliosa.


domenica 16 ottobre 2011

Close enough to start a war

"Secondo me, questo è il classico momento in cui se esiste un dio allora mi sta mandando dei segnali grossi come una casa"
"Allora non hai altra scelta che accettarli e seguirli"
...
 "Si, si lo so che vanno dalla parte opposta a quella che vuoi"
"Allora sai anche che non posso proprio farlo"
"Secondo me comunque ti sta solo dicendo che dovresti parlargli, continuate a incontrarvi..da quanto non era così? quasi un anno?"
"Credo che in realtà non ci sia mai successo, ma comunque, se assecondo questi segnali perdo ogni tipo di credibilità, è un rischio troppo grosso, e non ne vale la pena, quante volte ce lo ha dimostrato?"
"Quindi cosa farai?ti manca, non è vero?"
"Lui non c'è più, è morto quando ha cominciato a lavorare lì, lo sai, è un discorso che abbiamo fatto mille volte, basta. Che cosa farò?Affonderò con la mia nave, non posso più lasciare che si avvicini"
"Sei convinta?"
"Che domande..certo che no, ma non ho scelta, è troppo tardi"

 [Antonello da Messina, Cristo sorretto da un angelo (part.), Madrid, Museo del Prado]

venerdì 14 ottobre 2011

Basta nascondersi

Non so se sia perché in questi giorni sono a casa, alle prese con la scrittura della tesi, e non so nemmeno se sia perché fa freddo e passo metà della mia giornata con felpe troppo grandi, attuando quel processo di imbruttimento tipico della nullafacenza, oppure potrebbe essere perché leggo tanto, di tutto, leggo di persone nuove che mi piacciono tanto e che, nel virtuale, raccontano di mondi che mi sembrano così distanti, tra ironia, figli (un sacco!), lavoro, casa, mariti e scampati tali.
Non so che cosa sia, ma sento veramente il profondo bisogno di introspezione e di parlare, di mettere per iscritto i miei pensieri, cosa che mi ha salvata dal fare enormi vaccate un sacco di volte.
Non riesco a capire, ho perso contatto con me stessa talmente tanto tempo fa che non mi ricordo neanche più come si faccia a risvegliarlo. 
Una volta facevo un sacco di bilanci, di solito in occasione del mio compleanno, pensavo a cosa stavo facendo, a quello che avrei potuto e dovuto fare e scrivevo, ho ancora troppe pagine lì che mi ricordano come si cambia e come sia facile perdersi.
Sono stati due anni difficili, ho perso una nonna, che non c'era più da tanto tempo e ne era rimasto solo l'involucro, ma la nonna a cui ero più legata, quella che tornando da scuola ti provava le tabelline e poi ti preparava pane e nutella, quella con cui passare tutto il mese di Agosto in montagna senza volere che finisse mai, quella che mi coccolava, sempre, anche quando sono diventata più grande e nel periodo super sfattona al liceo, con mio padre che si vergognava a camminare di fianco a me, riusciva ancora a starmi vicina e a farmi sentire una vera principessa. La nonna.
E poi la mia mamma, lei che si è ammalata l'anno scorso, di quella parola che nessuno vuole sentire, che ha tenuto in piedi una famiglia nonostante fosse lei quella che ne aveva bisogno più di tutti, lei che è stata un leone con una forza infinita, un esserino di 50 kg che ha sostenuto tutti i pesi che una malattia comporta. e che adesso sta bene, e allora, siccome lei è così, ha deciso di percorrere la strada dell'affido. Che donna. 
E poi le delusioni, perdere il tuo Migliore Amico, il Cugino, quello con cui hai vissuto in simbiosi per anni, che ti ha accompagnato alla maturità e che, durante l'orale, si è proclamato "Sostituto dell'Uomo Straordinario" facendoti quasi morire per trattenere le risate e che poi si imbucava alle tue prime lezioni universitarie, per riuscire a stare un po' insieme e ridere e scherzare, quello con cui riuscivi a parlare di tutto, ma proprio tutto senza alcun tipo di imbarazzo, come se lui fosse per sempre, come se lui fosse sempre stato lì, che ha scelto di andare via, che ha scelto di abbandonarti per arginare le crisi di una balena psicopatica, che ha scelto di non volerti alla sua laurea per il quieto vivere ma ingannandoti fino all'ultimo, niente verità, che avrei capito senza problema ma dicendoti "si si, che bello, sarei molto contento se ci fossi" fino al giorno prima, e poi incrociarlo dopo la sua laurea, bello, bellissimo, come sempre e sentire il gelo nelle vene per l'imbarazzo. E non riuscire a farsene una ragione, perché quando lui ti sorride e si avvicina, il tuo cuore si riempie di quel tipo di calore che solo lui riesce a darti.
La delusione di lui, lo Stronzo, che non riesce neanche ad uscire, perché sommersa da troppo rancore.
Sono stati due anni difficili, in cui mi sono dimenticata di essere circondata da tantissimo Amore, dell'Uomo Straordinario, dei miei, di mia sorella, dei (pochi ma ottimi) amici, annebbiata dal dolore mi sono buttata sullo studio, non un ripiego, sia ben chiaro, amo profondamente quello che faccio, è un sogno che inseguo con costanza tutti i giorni quello di poterci lavorare e vivere con la Storia dell'Arte, anche se per molti è sono un vezzo estetico, un gioco, per me è il Cuore, la Passione, il Sogno di una vita.
Eppure mi sono sentita così sola, così fuori posto, fuori luogo, distante, distratta. Lontana. Queste sono le cose che hanno raffreddato il mio essere esplosiva, chiacchierona, inopportuna, rumorosa. Solo adesso sto rimettendo insieme i pezzi.
Basta nascondersi.

Bronzino, Allegoria (particolare), Londra, National Gallery

domenica 9 ottobre 2011

a volte ferisce ancora

Ci sono persone per cui siamo disposte a fare qualsiasi cosa, persino a perdonare all'infinito i clamorosi errori che fanno. Per me sono solo due: una per cui temo che sarà sempre cosi, l'altra invece mi ha portata talmente oltre da rendere impossibile anche questo, lo Stronzo.
Io per lui avevo provato subito una forte empatia. Bel tipo, bella parlantina, modo affascinante, l'avevo conosciuto più degli altri e lo avevo sentito molto simile a me, soprattutto nelle debolezze. Ho difeso quello che era indifendibile, mi sono schierata sempre dalla sua parte, ho perso tanto, ma credevo fosse davvero la cosa giusta. 

L' Uomo Straordinario naturalmente me lo aveva detto che stavo sbagliando, ma non sono tipo da ascoltare quello che dicono gli altri e allora sono andata avanti imperterrita per la mia strada. Quante litigate furibonde abbiamo fatto per questo. Naturalmente mi sbagliavo, lui, ovviamente, sta ancora gongolando ma ha iniziato solo dopo avermi raccolta da terra con il cucchiaino e avermi aiutata a rimettermi in piedi.
Allora io mi chiedo: come è possibile che una persona sola, priva di qualsiasi Potere, possa essere così meschina? Come può una persona sola essere così vuota dentro e così priva di scrupoli? Ma soprattutto come può davvero non rendersene conto?
Dopo tutto quello che mi ha fatto passare, tanto da spingermi a buttarlo fuori dalla mia vita, scelta che mai mai mai avrei voluto prendere, mi ha scritto dopo mesi che gli mancavo, che sentiva nostalgia di me. 

Debolezza? No, ciclicità, ogni 2-3 mesi mi scrive.

Il passo successivo? "Ho comprato casa" ("Bene, sono molto contenta per voi [anche loro sono milioni di anni che stanno insieme, ndr]", "Voi? L'ho comprata io la casa, vedrò se ospitare ragazza-vorrei-essere-alternativa-ma-sono-insulsa", ma che persona sei?), quello dopo? Fare gli auguri di compleanno a mia sorella e non farli a me, per poi incontrarci di sfuggita in centro e scrivermi "Scusa l'onestà ma sei proprio ingrassata!" (che poi i kg in più li ho già persi, mentre a te il cervello continuerà a non aumentare), e stupirsi quando, visto che ci siamo incontrati io e lui perché la Sfiga si diverte con me, mi picchia dentro con la gamba (tesa, che a casa mia si chiama calcio) e l'unica risposta che ha è un "vai via". 

Fosse solo così tutto ok, (beh non proprio, ma sarebbe già un successo) no, ha anche avuto il coraggio e la faccia tosta di dirmi che dovevo prendere lezioni di educazione da lui perchè, cito le testuali parole: "Ho sempre dimostrato più maturità, educazione e autocontrollo di te. Ieri l'ennesima riprova con il tuo -lasciami stare-". Naturalmente tutto vai sms perché sia mai che venga usata quella misteriosa cosa chiamata parola viva per illustrare lo Stronzo-profondo-pensiero. 
Trovo sempre molto triste quando una persona a cui si è voluto così bene sia anche così deludente. Che poi io sono un orso di solito ma se mi affeziono mi affeziono davvero ed essere così delusa e tradita da una persona a cui credo di aver dato qualcosa di mio è davvero troppo, sono anche convinta di avere sbagliato tanto anche io, ma mai mai e poi mai sarei arrivata al suo punto.
Eppure lui è convinto di essere Dio, di potere tutto perchè evidentemente non c'è mai stato nessuno in grado di fargli capire che c'è un limite a tutto. 

Davvero si può passare una vita senza comprenderlo?

venerdì 7 ottobre 2011

Parliamone

Conferenza di storia dell'arte, in una banca, ok che ci lavora, ma dall'altra parte della provincia..
ma con tutte le persone che ci sono al mondo.....proprio lui?????
vedi, te lo dico sempre che sei sfigata, così impari a non vedere quello che tutto il resto del mondo vedeva chiaramente.
sei sfigata, ecco quello che sei.

giovedì 6 ottobre 2011

Il giorno dei matti

Ci sono svariati motivi per detestare un giorno della settimana, generalmente, per le persone normali, si tratta del lunedì: si ricomincia a lavorare, ci si alza presto la mattina, si sta lontani da casa per tutto il giorno.

Per me, invece, è il giovedì.

Il giovedì è uno di quei giorni in cui non vorrei mai alzarmi dal letto, in cui quando suona la sveglia, la tentazione è sempre e soltanto quella di spegnerla e girarsi dall’altra parte.
E invece no, non si può, te piacerebbe.
Odio il giovedì perché, come dice sempre mio padre, è il giorno dei matti.
Odio il giovedì, negli ultimi tempi, prima no, non così tanto, prima era già quasi la fine della settimana, un ultimo sforzo prima di un po’ di riposo, delle uscite fino a tarda notte, ma adesso è una schifezza.

Il giovedì inizio la mia mattina un poco più tardi del solito e  questo amplifica i drammi mattutini: il traffico, se esco due minuti più tardi addio treno, gli studenti che ti fanno scoprire il piacere di sentirti un salmone mentre risali la corrente di ululanti ragazzini mezzi addormentati e già puzzosi che vanno naturalmente dalla tua parte opposta. 

E poi il treno. 

Io il treno lo prendo quasi tutti i giorni e a parte i soliti disguidi, di sporco e ritardi (anche se appena prima di diventare Trenord tutto sommato andava abbastanza bene, ora è per usare un complimento ‘navverammerda), ho instaurato tutto sommato un buon rapporto con questo mezzo lento e comunitario, io salgo, prendo il posto più comodo, senza davanti nessuno, metto le cuffie e nel giro di 2 minuti dormo. Sono anche abbastanza abitudinaria e quindi mi siedo sempre negli stessi posti, che di conseguenza vuol dire anche sempre le stesse facce.

Ecco le stesse facce. E se poi uno diventa molesto?

Io non avrei mai, mai mai pensato di dovermi porre un simile quesito, perché tutto sommato sono una sprovveduta e siccome c’è anche del sangue di mia madre che scorre nelle mie vene ho, alla fine, molto nascosta, anche una piccola residua fiducia nei confronti del genere umano.
Insomma quando uno diventa molesto che cosa fai?

Il classico tipo innocuo, il Filosofo, quello che parla e ti racconta, uno di quelli con cui è piacevole passare un’ora di treno, ogni tanto, uno di quelli che ha una cultura invidiabile ma niente e dico niente di sexy. Il compagno di viaggio ideale, uno con cui scambiare opinioni su libri e film. Uno che se ti chiede dai che ci vediamo per andare a fare due spese non pensi neanche che ci sia qualche problema ma accampi comunque scuse assurde tipo “credo che dovrò andare a sostenere mia sorella che si è rotta una gamba” (questa mi è uscita davvero, ho una sorella ma non si è mai rotta niente, forse la testa quando era piccola ma questo è un altro discorso), “ho una colonia di gatti da salvare” (ahahah), “parto con il mio ragazzo” (questo era più vero). Sono proprio sprovveduta ma a mia discolpa lui aveva quasi finito e non avrei dovuto mai più vederlo nel giro di un paio di mesi. Alla fine era una buona azione. Comunque poi il Filosofo ha continuato, anche se aveva finito l'università, il suo rapporto con i treni, all’insistenza si è però anche aggiunto un pessimismo cosmico lagnoso che io personalmente detesto, soprattutto sugli uomini (oggi anche il pessimismo eccessivamente sarcastico mi mette in allarme, visto i precedenti con la Balena psicopatica, ma solo sulle persone vicine a quelle che amo). 

Dai cazzo tirati insieme e affronta le cose e sii uomo.  

E mi si è spalancata davanti un’immagine di mediocrità lagnosa insostenibile. Ergo mi è scemata la voglia di vedere i suoi occhi vuoti. Quindi mi sono limitata a cambiare carrozza al ritorno visto che tanto alla fine lo incontravo solo lì perché la mattina lui è ancora più sfigato di me e quindi parte ancora prima.

Problema risolto?

Sta cippa. Un mese fa ha cambiato treno, e persino parte del treno, e lui prende quello che prendo anche io almeno il giovedì mattina e si siede dove mi siedo di solito.
Quindi il giovedì ho anche dovuto cambiare le facce, perché quando tu l’ultima volta che vi siete incontrati per caso (agosto, milioni di gradi all’ombra, trenord, unica carrozza con una bozza di aria condizionata, posti liberi a gogò, perché tutto sommato era agosto, finta oscena di passarmi di fianco per andare oltre, si bravo vai oltre, e invece poi no, si è seduto davanti a me, che caso!, super fail) gli hai detto che eri piena di cose da fare e stavi studiando e lui ti ha chiuso il libro appena ti sei distratta per rispondere al telefono, tu allora da lì hai capito che NON aveva senso del limite e allora CROCE sopra. Parliamone, o sei tu che sei particolarmente lenta oppure veramente lui non capisce nulla.

In realtà non sarebbe neanche un dramma cambiare carrozza se non fosse che su quella che era la MIA carrozza aveva un gruppo di persone molto divertenti da ascoltare quando il treno era troppo pieno per riuscire a dormire. Ah si, perché naturalmente il treno del giovedì è anche quello che prendono tutti gli studenti che devono andare a Milano, i pendolari veri no, quelli che subiscono i ritardi maggiori no, loro prendono quello prima, e quindi adesso è anche stra pieno. Addio recupero ore di sonno.

Odio il giovedì.

Ma se fosse tutto qui potrebbe anche andare. Tutto sommato un paio d’ore un po’ rognose e poi via. No, non è finita: il giovedì cambio la metropolitana rispetto al solito. La Gialla. Come è possibile che la gialla, la osannata gialla, più veloce, con l’aria condizionata ... sia così maledettamente piena di idioti la mattina? Spiegatemi perché c’è sempre almeno uno stronzo che ha deciso di illustrare a tutti la propria giornata mentre, in un modo che per me, a oggi, è ancora tutto un mistero, gesticolando, facendoti finire sempre almeno un gomito nelle costole? Perché poi c’è la solita donnina piccola e compatta che riesce a puntarti non si sa quale sporgenza della borsa più grande di lei nei posti più improbabili? Perché tu, brianzolo doc che vorresti far finta di non essere provinciale come me, hai deciso che tutti, ma proprio tutti, persino la classica nonnina che non sente una mazza, devono ascoltare le tue imprese della notte precedente, far finta di crederci, e sorbirsi quel maledettissimo accento con le e così aperte che neanche le gambe di Cicciolina? Ma soprattutto perché sono tutti, e dico tutti, concentrati sulla gialla quando salgo io? Senza contare le orde di turisti che ancora mi innervosiscono più di ogni altro, soprattutto gli inglesi che parlano con un accento londinese: porcamiseria, ce l’avete anche voi la metropolitana (e che signora metropolitana) perché vi dimenticate che se salite e state davanti alle porte siete poi in mezzo alle palle di tutti?

Scesa dalla gialla, l’incubo. Il giovedì gioco a fare la stagista. Io e tre, dico TRE capi, tutti e tre dotati di un ottimo cervello, grazie al cielo. Questo porta con sé anche un ulteriore dramma: il vestito. Ora, io sono in un ambiente particolarmente formale ma soprattutto particolarmente morigerato. Non che io abbia la tendenza a girare come una zoccola, ma andare lì vuol dire non poter portare un vestito corto e senza spalle. Ieri a Milano c’erano 40° all’ombra (il 4 di ottobre!) e non sarei sopravvissuta senza un vestito corto e con le spalle scoperte. Oggi idem. Visto che poi, anche se sono da sola, non posso accendere l’aria condizionata perché poi loro hanno freddo (!!), ci si può facilmente immaginare il livello di astio che una tale scelta mi possa portare. Caldo, insostenibile caldo.

Ma voi, visto che siamo in quattro in due uffici in cui si potrebbe stare in millemila persone, perché mi relegate da sola a fare un lavoro che tutto sommato non mi dispiace, anche così che è a metà e senza la parte divertente che si sono beccati più di dieci anni fa altre persone ma che è comunque ripetitivo al massimo, così, da sola, senza nessuno, senza musica, in un ambiente che per quanto mi riguarda rimarrà ostile finché campo, checché ne dica la mia mamma, senza musica e senza rivolgere la parola a nessuno? Mi devasta psicologicamente. E in più mi indicano come la STAGISTA, annullando qualsiasi tipo di identità\dignità. Che poi invece non è così perché sono tutti gentili e mi prenderanno, però cazzo, identità.

L’identità è importante.

Almeno uno su tre dei miei capi è veramente un FIGO pazzesco (che oggi non c’era), gli altri due sono donne (una delle due la settimana scorsa a pranzo mi ha detto che mi odia perché ho vent’anni e passa in meno di lei. Rideva ma aveva lo sguardo assassino. ottimo), almeno ogni tanto posso lustrarmi un po’ gli occhi, certo potrebbe essere mio zio ma chissene. Da buona stagista ovviamente non mangio, a meno che non mi chiedano di andare con loro, o che se ne vadano a fare le più assurde commissioni (e così oggi sono riuscita a mangiarmi una banana di straforo), non disturbo, sorrido e faccio buon viso a cattivo gioco e naturalmente stacco con loro, o anche più tardi, e quindi torno a casa anche dopo rispetto al solito. Parto con il buio e torno con il buio dopo aver passato la giornata da sola. Grazie.

Odio il giovedì.

E poi la sera? La sera cena con la mia famiglia in stato comatoso, sono troppo stanca, e statisticamente anche noi due litighiamo di più il giovedì. Perché se sono stanca e ho avuto una giornata di merda è giusto, sacrosanto e in accordo con il karma dell’intero universo, cercare di litigare anche con lui. Poi lui lo sa che è quello il motivo della mia aggressività e non reagisce. Ed è ancora peggio istigando un ulteriore sentimento di rivalsa.
Ma stasera no, stasera metto la museruola e lo porto fuori a festeggiare il suo sudato successo! ;)