giovedì 6 ottobre 2011

Il giorno dei matti

Ci sono svariati motivi per detestare un giorno della settimana, generalmente, per le persone normali, si tratta del lunedì: si ricomincia a lavorare, ci si alza presto la mattina, si sta lontani da casa per tutto il giorno.

Per me, invece, è il giovedì.

Il giovedì è uno di quei giorni in cui non vorrei mai alzarmi dal letto, in cui quando suona la sveglia, la tentazione è sempre e soltanto quella di spegnerla e girarsi dall’altra parte.
E invece no, non si può, te piacerebbe.
Odio il giovedì perché, come dice sempre mio padre, è il giorno dei matti.
Odio il giovedì, negli ultimi tempi, prima no, non così tanto, prima era già quasi la fine della settimana, un ultimo sforzo prima di un po’ di riposo, delle uscite fino a tarda notte, ma adesso è una schifezza.

Il giovedì inizio la mia mattina un poco più tardi del solito e  questo amplifica i drammi mattutini: il traffico, se esco due minuti più tardi addio treno, gli studenti che ti fanno scoprire il piacere di sentirti un salmone mentre risali la corrente di ululanti ragazzini mezzi addormentati e già puzzosi che vanno naturalmente dalla tua parte opposta. 

E poi il treno. 

Io il treno lo prendo quasi tutti i giorni e a parte i soliti disguidi, di sporco e ritardi (anche se appena prima di diventare Trenord tutto sommato andava abbastanza bene, ora è per usare un complimento ‘navverammerda), ho instaurato tutto sommato un buon rapporto con questo mezzo lento e comunitario, io salgo, prendo il posto più comodo, senza davanti nessuno, metto le cuffie e nel giro di 2 minuti dormo. Sono anche abbastanza abitudinaria e quindi mi siedo sempre negli stessi posti, che di conseguenza vuol dire anche sempre le stesse facce.

Ecco le stesse facce. E se poi uno diventa molesto?

Io non avrei mai, mai mai pensato di dovermi porre un simile quesito, perché tutto sommato sono una sprovveduta e siccome c’è anche del sangue di mia madre che scorre nelle mie vene ho, alla fine, molto nascosta, anche una piccola residua fiducia nei confronti del genere umano.
Insomma quando uno diventa molesto che cosa fai?

Il classico tipo innocuo, il Filosofo, quello che parla e ti racconta, uno di quelli con cui è piacevole passare un’ora di treno, ogni tanto, uno di quelli che ha una cultura invidiabile ma niente e dico niente di sexy. Il compagno di viaggio ideale, uno con cui scambiare opinioni su libri e film. Uno che se ti chiede dai che ci vediamo per andare a fare due spese non pensi neanche che ci sia qualche problema ma accampi comunque scuse assurde tipo “credo che dovrò andare a sostenere mia sorella che si è rotta una gamba” (questa mi è uscita davvero, ho una sorella ma non si è mai rotta niente, forse la testa quando era piccola ma questo è un altro discorso), “ho una colonia di gatti da salvare” (ahahah), “parto con il mio ragazzo” (questo era più vero). Sono proprio sprovveduta ma a mia discolpa lui aveva quasi finito e non avrei dovuto mai più vederlo nel giro di un paio di mesi. Alla fine era una buona azione. Comunque poi il Filosofo ha continuato, anche se aveva finito l'università, il suo rapporto con i treni, all’insistenza si è però anche aggiunto un pessimismo cosmico lagnoso che io personalmente detesto, soprattutto sugli uomini (oggi anche il pessimismo eccessivamente sarcastico mi mette in allarme, visto i precedenti con la Balena psicopatica, ma solo sulle persone vicine a quelle che amo). 

Dai cazzo tirati insieme e affronta le cose e sii uomo.  

E mi si è spalancata davanti un’immagine di mediocrità lagnosa insostenibile. Ergo mi è scemata la voglia di vedere i suoi occhi vuoti. Quindi mi sono limitata a cambiare carrozza al ritorno visto che tanto alla fine lo incontravo solo lì perché la mattina lui è ancora più sfigato di me e quindi parte ancora prima.

Problema risolto?

Sta cippa. Un mese fa ha cambiato treno, e persino parte del treno, e lui prende quello che prendo anche io almeno il giovedì mattina e si siede dove mi siedo di solito.
Quindi il giovedì ho anche dovuto cambiare le facce, perché quando tu l’ultima volta che vi siete incontrati per caso (agosto, milioni di gradi all’ombra, trenord, unica carrozza con una bozza di aria condizionata, posti liberi a gogò, perché tutto sommato era agosto, finta oscena di passarmi di fianco per andare oltre, si bravo vai oltre, e invece poi no, si è seduto davanti a me, che caso!, super fail) gli hai detto che eri piena di cose da fare e stavi studiando e lui ti ha chiuso il libro appena ti sei distratta per rispondere al telefono, tu allora da lì hai capito che NON aveva senso del limite e allora CROCE sopra. Parliamone, o sei tu che sei particolarmente lenta oppure veramente lui non capisce nulla.

In realtà non sarebbe neanche un dramma cambiare carrozza se non fosse che su quella che era la MIA carrozza aveva un gruppo di persone molto divertenti da ascoltare quando il treno era troppo pieno per riuscire a dormire. Ah si, perché naturalmente il treno del giovedì è anche quello che prendono tutti gli studenti che devono andare a Milano, i pendolari veri no, quelli che subiscono i ritardi maggiori no, loro prendono quello prima, e quindi adesso è anche stra pieno. Addio recupero ore di sonno.

Odio il giovedì.

Ma se fosse tutto qui potrebbe anche andare. Tutto sommato un paio d’ore un po’ rognose e poi via. No, non è finita: il giovedì cambio la metropolitana rispetto al solito. La Gialla. Come è possibile che la gialla, la osannata gialla, più veloce, con l’aria condizionata ... sia così maledettamente piena di idioti la mattina? Spiegatemi perché c’è sempre almeno uno stronzo che ha deciso di illustrare a tutti la propria giornata mentre, in un modo che per me, a oggi, è ancora tutto un mistero, gesticolando, facendoti finire sempre almeno un gomito nelle costole? Perché poi c’è la solita donnina piccola e compatta che riesce a puntarti non si sa quale sporgenza della borsa più grande di lei nei posti più improbabili? Perché tu, brianzolo doc che vorresti far finta di non essere provinciale come me, hai deciso che tutti, ma proprio tutti, persino la classica nonnina che non sente una mazza, devono ascoltare le tue imprese della notte precedente, far finta di crederci, e sorbirsi quel maledettissimo accento con le e così aperte che neanche le gambe di Cicciolina? Ma soprattutto perché sono tutti, e dico tutti, concentrati sulla gialla quando salgo io? Senza contare le orde di turisti che ancora mi innervosiscono più di ogni altro, soprattutto gli inglesi che parlano con un accento londinese: porcamiseria, ce l’avete anche voi la metropolitana (e che signora metropolitana) perché vi dimenticate che se salite e state davanti alle porte siete poi in mezzo alle palle di tutti?

Scesa dalla gialla, l’incubo. Il giovedì gioco a fare la stagista. Io e tre, dico TRE capi, tutti e tre dotati di un ottimo cervello, grazie al cielo. Questo porta con sé anche un ulteriore dramma: il vestito. Ora, io sono in un ambiente particolarmente formale ma soprattutto particolarmente morigerato. Non che io abbia la tendenza a girare come una zoccola, ma andare lì vuol dire non poter portare un vestito corto e senza spalle. Ieri a Milano c’erano 40° all’ombra (il 4 di ottobre!) e non sarei sopravvissuta senza un vestito corto e con le spalle scoperte. Oggi idem. Visto che poi, anche se sono da sola, non posso accendere l’aria condizionata perché poi loro hanno freddo (!!), ci si può facilmente immaginare il livello di astio che una tale scelta mi possa portare. Caldo, insostenibile caldo.

Ma voi, visto che siamo in quattro in due uffici in cui si potrebbe stare in millemila persone, perché mi relegate da sola a fare un lavoro che tutto sommato non mi dispiace, anche così che è a metà e senza la parte divertente che si sono beccati più di dieci anni fa altre persone ma che è comunque ripetitivo al massimo, così, da sola, senza nessuno, senza musica, in un ambiente che per quanto mi riguarda rimarrà ostile finché campo, checché ne dica la mia mamma, senza musica e senza rivolgere la parola a nessuno? Mi devasta psicologicamente. E in più mi indicano come la STAGISTA, annullando qualsiasi tipo di identità\dignità. Che poi invece non è così perché sono tutti gentili e mi prenderanno, però cazzo, identità.

L’identità è importante.

Almeno uno su tre dei miei capi è veramente un FIGO pazzesco (che oggi non c’era), gli altri due sono donne (una delle due la settimana scorsa a pranzo mi ha detto che mi odia perché ho vent’anni e passa in meno di lei. Rideva ma aveva lo sguardo assassino. ottimo), almeno ogni tanto posso lustrarmi un po’ gli occhi, certo potrebbe essere mio zio ma chissene. Da buona stagista ovviamente non mangio, a meno che non mi chiedano di andare con loro, o che se ne vadano a fare le più assurde commissioni (e così oggi sono riuscita a mangiarmi una banana di straforo), non disturbo, sorrido e faccio buon viso a cattivo gioco e naturalmente stacco con loro, o anche più tardi, e quindi torno a casa anche dopo rispetto al solito. Parto con il buio e torno con il buio dopo aver passato la giornata da sola. Grazie.

Odio il giovedì.

E poi la sera? La sera cena con la mia famiglia in stato comatoso, sono troppo stanca, e statisticamente anche noi due litighiamo di più il giovedì. Perché se sono stanca e ho avuto una giornata di merda è giusto, sacrosanto e in accordo con il karma dell’intero universo, cercare di litigare anche con lui. Poi lui lo sa che è quello il motivo della mia aggressività e non reagisce. Ed è ancora peggio istigando un ulteriore sentimento di rivalsa.
Ma stasera no, stasera metto la museruola e lo porto fuori a festeggiare il suo sudato successo! ;)

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