lunedì 28 novembre 2011

Di amore e altre sciocchezze


 "ho bisogno di stare con te, 
regalarti le ali di ogni mio pensiero, 
oltre le vie chiuse in me, 
voglio aprire il mio cuore a ciò che è vero"
 Carmen Consoli

Sono giorni che penso a questo post, oggi mi sono rinchiusa nel silenzio di una biblioteca e cerco di dare una forma coerente ai pensieri.
L’avvio l’hanno dato tre cose concomitanti: l’aver scritto i ringraziamenti della tesi di laurea, questo post e questo; apparentemente scorrelate le tre cose sono per me tra loro inscindibili. 

É un post che parla di amore quindi, in tutte le sue forme.

Partiamo dall’inizio: i ringraziamenti per la tesi, a parte quelli istituzionali a relatrice, correlatore – Mentore, ai capi presenti e passati e all’amico-collega-insegnante, la parte privata è sempre quella più difficile. Ci sono poche persone a cui devo veramente tanto, poche perché tendo a farmi conoscere poco, un po’ per timidezza e un po’ perché sono piuttosto intransigente. Quindi alla fine i miei ringraziamenti erano abbastanza brevi, però per me è sempre la parte più ardua, un po’ perché poi alla fine cado nei sentimentalismi, un po’ perché vorrei poter non fare torto a nessuno. E allora la mia riconoscenza è andata all’Uomo Straordinario, al Compagno di Banco, al Tedesco, al Ballerino, Sorella e Omonima, oltre che, ovviamente, ai miei genitori. Perché sto dicendo questo? Perché quando Madre ha avuto in mano la mia monumentale tesi e ha letto, complice Sorella, i ringraziamenti ha cominciato a piangere come una fontana per la frase conclusiva “Grazie, mi fate sentire ogni giorno una persona fortunata”.

Ecco si, io mi sento veramente una persona fortunata, perché anche se ho conosciuto quel dolore che ti distrugge dentro e che ti toglie ogni voglia di vivere e di alzarti la mattina, quando ti sembra che niente abbia più un senso e ti viene voglia solo di stare a letto e piangere per giorni, perché un amore o, per me, due amici insieme, il Migliore Amico e lo Stronzo, ti hanno delusa e devastata, portandoti via quella parte di te che sorrideva sempre e non si lasciava mai perdere d’animo, io oggi, anche se non sono più quella persona lì, quella prima di tutti i casini e gli sputtanamenti gratuiti, oggi io riesco a stare in piedi e ho ritrovato l’equilibrio.

E questo lo devo per prima cosa a loro che mi hanno aiutata nell’andare oltre i momenti più bui, che mi hanno portata fuori di casa o mi hanno dato da bere e mi hanno regalato dei sorrisi anche quando la mia faccia diceva “levati dalle palle che sono girata”, che hanno perdonato le mie assenze senza farle mai pesare e mi hanno accolta sempre a braccia aperte, o che mi hanno anche solo dato la stabilità quando mi sentivo solo sgangherata e per niente solida. Senza il contatto fisico e tante smancerie loro sono riusciti a darmi quel calore e quell’affetto, ma anche quel sostegno, fatto anche di discussioni e di silenzi, senza il quale non sarei riuscita ad andare oltre. A perdonare, a perdonarmi.

Certo è sempre più facile quando di fianco hai una persona salda, con cui puoi arrabbiarti perché tu lo chiami al telefono e lui morisse che ti chiede come stai ma a cui basta uno sguardo, anche quando pensi di aver celato tutto, per capire che cosa non va e che al posto di ignorarti perché anche lui ha avuto una giornata infernale e tanto lo sa che cosa c’è perché te l’ha sentito dire un milione di volte o di incazzarsi perché lui ti chiede che cosa c’è e tu gli rispondi con un piccato “niente” e un sorriso tirato, ti tira fuori tutto e ti offre per l’ennesima volta una spalla su cui piangere o una parola di conforto. Anche se sa che domani si potrebbe ripetere tutto di nuovo nello stesso modo.

E allora si mi sento una persona fortunata, perché fondamentalmente la mia vita è costellata di amore, in tutte le sue forme, dall’Uomo Giusto che ti guarda e ti dice che sei splendida fuori e anche dentro e ci crede davvero, dagli Amici di una vita che ti conoscono da anni e tirano fuori ancora quella persona sorridente, alla famiglia unita che ancora ti coccola senza chiederti niente, a un nonno a cui dici che arriverà una bambina in affido e che senza nessuna esitazione ti dice subito “Se avete bisogno potete pure contare su di me”.
Pensa che bello, pensa che fortuna, pensa quanto amore, pensa a quanto sono piccole le tue preoccupazioni e le tue ansie in confronto a tutto questo, pensa che hai un mondo davanti e una storia tutta da scrivere e delle basi solide dietro. Pensa che in ogni momento ci saranno loro, nonostante tutto.

Pensi davvero di non riuscire a farcela?

giovedì 24 novembre 2011

Artemisia - una mostra da andare a vedere

Ieri ho consegnato la tesi. è in stampa e satà pronta domani. Vuoi davvero non premiarti con una mostra?
Impossibile, e allora quale scelta?
Botticelli al Poldi Pezzoli? No
L'orrendo evangeliario nuovo donato da Tettamanzi a Milano? Mur di dio No
Cezanne? 'du palle sti impressionisti
Artemisia Gentileschi? Wow, si!!
Premetto che da buona storica dell'arte in formazione che si occupa prevalentemente di arte lombarda di Quattrocento e inizio Cinquecento la mia conoscenza di Artemisia Gentileschi (1593 - doc. fino al 1653) è limitata alle quattro righe sul manuale e a poche pagine di Roberto Longhi sui precedenti di Caravaggio.
Praticamente nulla allora quale migliore occasione di questa per impaare qualcosa?
Queste sono le mie conclusioni: Artemisia era una stra figona, veramente, carteggio con Galileo, prima pittrice di Leopoldo sticazzi Medici, scappa con l'amante, gira Italia e non solo, prima donna ad essere ammessa all'Accademia del disegno di Vasari a Firenze insegna pittura alle figlie ecc. Poi devo dire che a parte la vicenda biografica che è affascinante e tristemente nota per lo stupro subito in giovane età (e la prima sala con l'orrenda installazione di Emma dante con tanto di letto sfatto ce lo ricorda, in un modo, a mio avviso, piuttosto opinabile), lei come pittrice non era il vertice ma non se la cavava per nulla male, anzi.
La prima attività era piuttosto bruttarella devo dire, a parte la bella Madonna con il Bambino che però il Mentore dice che sia una crosta (io su questo non lo so, ma se me lo dice lui ci credo abbastanza), poi si riprende e diventa veramente belllissima, sia per la cura nella descrizione dei tessuti (e questo si vede bene nelle due Maddalena affrontate in una delle ultime sale, e no, quella in cui manca la testa non è in restauro, è stata tagliata, di solito perché molto belli e per farci quadri da stanza più piccoli) sia per le espressioni.
Negli anni venti le forme si allargano, sono tutte donnone tonde e piene, disperate ma forti. Negli anni trenta la sua pittura si sfalda, soprattutto agli inizi degli anni trenta con quella meravigliosa musa a dire il vero un po' sacrificata nel passaggio tra le due sale. I tardi anni trenta e i primi quaranta sono napoletani, più scuri, monumentali e narrativi le scene di complicano ma quella Samaritana al Pozzo che mostra un Cristo gesticolante e la donna che ascolta quasi un po' annoiata mi ha veramente emozionata. Nelle ultime sale si perde un po' il filo logico, da una scansione cronologica ben riuscita si passa a un miscuglio tra esposizione iconografica e tanto materiale, forse un po' troppo. 
Allestimento molto buono, stanze scure, pochi fari ma troppi riflessi, c'è da dire però che esporre dipinti a olio è un casino perché la pittura rimane comunque lucida e crea ancora più giochi di luce. Troppo caldo e poi ci sono andata di mattina quando ci sono le scolaresche, quindi troppa gente. 
Mostra molto bella, secondo me è proprio da andare a vedere.

lunedì 21 novembre 2011

Di date e altre cose

Ho appena scoperto quella che molto probabilmente sarà la data: 14 dicembre.
Uhsignur ero così calma e tranquilla fino a un attimo fa, fa niente se non ho ancora finito di impaginare e mettere le immagini, fa niente se sono settimane che apro la tesi, la guardo, mi bullo delle mie trecento (TRECENTO) pagine scritte e poi la chiudo, fa niente se adesso mancano due giorni alla stampa. Sono in alto mare senza sapere il perché. 
Ma siccome tanto sono due settimane che la sera non dormo ho tutto il tempo più tardi per rimediare. Il mio post nasce come bilancio dell'ultimo anno. Un po' perché in prenda al mio non-ho-nulla-da-fare-se-non-scrivere-la-tesi mi sono messa a guardare le fotografie (che per me sono proprio l'ultima spiaggia prima della morte di noia) e ho scoperto che sono stata in molti più posti di quanti non pensassi o non mi ricordassi in questo ultimo anno, un po' perché tendo a dimenticare abbastanza facilmente.
La mia memoria ha bisogno di aiuto, quindi ecco qui cosa ho fatto fino ad ora nel 2011, così un po' in ordine cronologico e un po' in ordine sparso:
- sono stata a Bologna e a Ferrara per festeggiare il nostro settimo anniversario insieme
- sono stata a Firenze con l'università (perché a Storia dell'Arte, alla veneranda età di 23 anni, si va ancora in gita scolastica)
- sono stata a Forlì a vedere la mostra di Melozzo
- sono stata a Modena, Reggio Emilia e Parma con un'amica dove ci siamo ammazzate di storia dell'arte e soprattutto di cibo fantastico
- sono stata a Varallo dove Giovanni Romano (oddio Gianni Romano, io da grande voglio diventare come te) mi ha firmato il suo ultimo libro e io, come una adolescente in piena crisi ormonale davanti alla sua rock star preferita, sono andata in brodo di giuggiole con tanto di gambe ballerine, e invece l'altro che parlava, lui, l'Innominabile, mi ha proprio innervosita
- sono stata a Pavia (più volte) per varie ed eventuali
- sono stata a Barcellona e ho trovato una sorella
- sono stata a Ponte di Legno più volte
- sono stata a Torino
- ho portato l'Uomo Straordinario a Pisogne e Borno (in realtà mi ci ha portato lui in moto, ma è la stessa cosa)
- sono stata all'Isola Bella da sola
- ho ricominciato a scrivere e parlare
- ho visto più mostre bergamasche
- ho scoperto che il cibo giapponese mi fa inorridire (ma anche quello libanese)
- ho fatto la tassista
- ho fatto la pendolare (anche in agosto), un dramma
- sono stata stagista, due volte, e sono sempre stata trattata bene
- ho scritto il mio primo articolo
- ho passato le giornate in archivio
- ho buttato fuori a calci dalla mia vita un amico
- ho trovato un amico - collega- insegnante
- ho pianto, tanto
- ho riso fino a sentirmi male
- mi sono sbronzata
- ho smesso di fumare (ma ogni tanto una me la fumo ancora)
- ho cucinato più volte per gli amici
- ho iniziato a "lavorare" come ricercatrice (ma ancora sto aspettando che mi paghino)
- ho finito gli esami dell'università
- ho scritto una tesi
- ho conosciuto un sacco di persone diverse (e si, ovviamente, me ne sono piaciute gran poche)
- mi sono presa un mega cazziatone dal mio correlatore e ci sono anche rimasta male, anche se poi alla fine mi è servito
- ho fatto sogni assurdi tra cui partorire due bambolotti in una confezione di plastica tipo quelle delle uova di Pasqua
- ho atteso ore davanti a una porta scherzando con chi, con me e come me, divideva lo stesso destino
- mi sono arrabbiata e anche tanto
- ho passato notti insonni
- ho intrattenuto conversazioni surreali con persone immaginarie e non
- ho letto e comprato non so più quanti libri (ma la fiera del libro usato arriva tra un paio di settimane)
- mi sono disperata perché non ci sono più biglietti per la mostra di Leonardo a Londra, ma non credo che andrò a vedere quella torinese.

Così poi, la prossima volta che mi sento inutile come stamattina, ho qualcosa che mi ricorda che è stato un anno pieno e fortunato.


sabato 19 novembre 2011

Mia sorella

Mia sorella è stata per tanti anni soprattutto un'estranea. Un'estranea per cui avrei fatto comunque tutto ma un'estranea. Ho sempre avuto grandi difficoltà nel comprenderla, nel giustificare i suoi atteggiamenti, il suo rapporto con i nostri genitori, così opposto al mio da non riuscire a fidarsi di loro. Lei è stata per tanti anni veramente un'aliena, troppo diverse, non solo fisicamente ma anche caratterialmente "Ricciola tu sei il sole e lei la luna" mi diceva sempre papà. Non sono stata in grado di comprenderla quando probabilmente ne aveva più bisogno, non per cattiveria ma per mia incapacità di mettermi nei suoi panni, per la sua mancanza di fiducia in me.
L'ho abbracciata quando piangeva, ho cercato di consolarla ma mai troppo convinta, sempre a chiedermi come, dalla stessa famiglia con soli 5 anni di differenza, fossimo poi così opposte, io decisa, determinata e sicura che valga sempre la pena di fare fatica per ottenere quello che si vuole, lei sempre così indecisa, insicura e che preferiva tirarsi indietro piuttosto che mettersi in gioco. Io che ho sempre stravisto per il papà, tanto da farmi poi tatuare un sole sulla pelle, lei che proprio lui non riusciva a digerirlo. 
Due mondi opposto anche sulla scuola: ho terminato il liceo scientifico e mi sono laureata, lei bocciata due volte a ragioneria e poi ha abbandonato la scuola, senza che questo, tutto sommato, sembrasse crearle alcun tipo di problema.
Poi, fortunatamente, qualcosa è cambiato, lei ha trovato la sua strada, ha capito che ragioneria non faceva per lei ma che la sua strada era nel sociale, con i bambini, gli anziani e con le persone che ne avevano bisogno, lei che in tante cose è come il papà si è ritrovata a fare quello che mamma, con il senno di poi, con ogni probabilità avrebbe scelto. Ha ricominciato ad andare a scuola, la sera.
Io che poi ho cercato, con tutte le mie assenze, le ore passate in un'altra città e sui libri, di ritrovarla, di chiederle e anche di capirla, di essere disponibilie. L'amore tra sorelle c'è sempre stato ma con una quantità esasperata ed esasperante di conflitti. 

Poi siamo state a Barcellona. 

Per i suoi diciotto anni le ho regalato una vacanza (meta originaria Parigi "Ricci ci sono un sacco di musei, con te non posso, muoio") io e lei, quattro giorni 24h al giorno. Ero spaventata, proprio per tutti i motivi di cui sopra a cui si aggiunga anche un certo disagio per il suo ragazzo, troppo simile a lei nei difetti. 
Invece sono stati quattro giorni meravigliosi in cui abbiamo riso, mangiato, guardato, vissuto insieme in piena armonia. E poi da quel momento è stato tutto completamente diverso tanto da poter stare giornate insieme senza problemi. Gli ultimi tre giorni li abbiamo praticamente passati sempre insieme, una mattina si è anche infilata nel mio letto per farsi coccolare come facevamo quando eravamo più piccole. Abbiamo cantato tirando fuori il nostro repertorio trash, si è illuminata in volto quando ha letto i ringraziamenti della tesi (su cui prima o poi ritornerò)
é diventata un po' meno aliena, un po' più sorella e un po' più amica.Un po' più complice, forse più di quanto non lo siamo mai state. Forse a volte è solo una questione di mettersi un po' più nei panni degli altri o di cercare di abbandonare i preconcetti e ascoltare e basta. Non lo so, so che è veramente, ancora oggi, una scoperta continua.

mercoledì 16 novembre 2011

Due mostre in due giorni

Così, siccome io sono anche il mio desiderio di lavoro, allora parliamone, senza velleità di scientificità o sadiochecosa, sono solo pensieri uniti a sensazioni e perché no, anche promozione culturale. 
Quindi iniziamo. 
Mercoledì, aspettando con infinita ansia di andare a ricevimento nel pomeriggio dalla mia relatrice, mi sono presa la mattina per andare a vedere la mostra Brera incontra il museo Puskin, un po' per la mostra un po' per la Pinacoteca (che io adoro e un giorno racconterò anche la guida fatta per la gloria e solo per la gloria che ho tenuto l'anno scorso e da cui ancora non mi sono ripresa scoprendo che no, fare la guida non è il mio mestiere). Comunque, sono stata in pinacoteca, a dare un'ulteriore occhiata a uno dei dipinti per la tesi e a vedere questa mostra. 
è interessante perché si colloca nell'ambito delle iniziative in occasione dell'anno di scambio interculturale tra Italia e Russia che ha portato anche a delle iniziative molto curiose, per esempio, sono stati in Russia i capolavori dell'Accademia Carrara di Bergamo (che sadioquando riaprirà) ma anche a orrende mostre inutili. Ecco quella di Brera ha entrambe le caratteristiche. é una mostra inutile per il luogo in cui è stata fatta, i dipinti si trovano nella sala napoleonica dove sono esposti i Capolavori dell'arte lombarda di fine Quattrocento e inizio Cinquecento (che io AMO con tutta me stessa) e la saletta con la ricostruzione della cappella di San Giuseppe di Bernardino Luini che, tra l'altro, non si possono vedere a causa dell'allestimento; si trovano in una pinacoteca incentrata sull'arte dal Trecento al Settecento, fatta eccezione per il lascito Jesi confluito a Brera nel 2001 che raccoglie opere di tardo Ottocento e inizio Novecento (e c'è quella meravigliosa testa di donna di Medardo Rosso che riscatta tutti gli altri orrori) In un posto del genere una mostra sugli impressionisti, secondo me, non c'entra 'na beata mazza, ma quando è la politica a spingere non ci si deve stupire.
Comunque, la mostra in sé è invece bellissima, stranamente i pezzi sono veramente meravigliosi anche per chi, come me, ha quasi il rigetto per gli impressionisti e post visto tutte le mostre sull'argomento degli ultimi tempi. Pochi dipinti, in un allestimento minimale, pareti grigio scuro e basta, illuminazione ottima, niente problemi di riflessi nonostante i vetri sopra i dipinti. Nessuna crosta, un Van Gogh SPLENDIDO, non i soliti girasoli o autoritratti, no la processione dei carcerati, bellissimo. Unico neo, secondo me, lo spazio per muoversi. C'è da dire che l'accesso è controllato, si hanno 20 minuti per vederla e fanno entrare poche persone alla volta però lo spazio rimane secondo me ancora troppo poco. L'allestimento molto semplice, si complica nella scansione degli spazi, mettendo sporgenze e cambi di piano nei posti secondo me peggiori, impedendo una buona fruizione. Secondo me è da vedere lo stesso anche per approfittarne e fare un giro in Pinacoteca che in questa occasione ha però "perso" Caravaggio che si trova in Russia, ma un giro nella parte di pittura ferrarese e bolognese di quattrocento risarcisce ampiamente il disturbo. Un piccolo appunto: sono anni che frequento la Pinacoteca di Brera, e mercoledì sono finalemnte riuscita a vedere il Bacio di Hayez. 'Na delusione, veramente. piccolo, sacrificato in un angolo, è uno dei pochi che riprodotti è più bello che dal vivo.
Invece giovedì, no giovedì ho finito lo stage, sono disperata, giuro non avrei mai pensato di dirlo ma alla fine mi sono quasi divertita, ho dovuto togliermi la scopa dal culo e rilassarmi ed è stato meglio. 
Concluso il lavoro nel pomeriggio siamo andati alla mostra al Museo Diocesano di Milano a vedere la mostra Oro dai Visconti agli Sforza sull'oreficeria del Quattrocento a Milano. è una mostra difficile, perché l'argomentoè veramente da specialisti, me ne sono accorta perchè a parte la sottoscritta e un altro ragazzo, eravamo un gruppo di settecentisti che si sono annoiati a morte. Io che invece adoro il Quattrocento mi sono divertita come una matta. é una mostra in cui non si capisce nulla, pezzi bellissimi che secondo me ci fanno sentire delle cacchine perché se questi a inizio Quattrocento riuscivano a fare delle cose così tecnicamente stupende noi siamo nani sotto i giganti e non sulle loro spalle. Allestimento -1, oreficeria e reliquiari ad altezza coscia, dall'alto del mio metro e settantacinque ho passato più tempo accucciata che altro. Pezzi messi a caso, divisi per materiali (codici miniati, reliquiari, tarocchi ecc.), rimaneggiamenti nelle cornici non segnalati, datazioni un po' così. Ottime intenzioni ma pessimi risultati. 
Però mi sono innamorata, scusami, Uomo Straordinario ;), ecco io che sono nerd nel profondo dell'anima mi sono fermata su un pezzo che, secondo me, era catalogato male sia nell'ambito sia nella datazione, l'altro quattrocentista si è avvicinato (che faigo!) e si è messo a discutere con me, lui concordava (un punto per la tesista!) e ci siamo messi a chiacchierare, mi ha fatto un sacco di complimenti (lui e anche il mio capo, sono ingrassata di 20 kg per la felicità!). poi io che sono idiota sono partita con il film e già mi immaginavo nel raccontare ai nostri bellissimi figli "si io e papà ci siamo conosciuti a una mostra, stavamo guardando una Pace dalla datazione assurda e concordavamo e lì ci siamo innamorati", cose da film (per nerd, va beh). mi sono sentita una reginetta. Quindi è un'altra mostra da vedere (no, non è vero, non andate).
Quindi wooow.. quando sono arrivata a casa e l'ho raccontato all'Uomo Straordinario lui mi ha guardata con il suo sguardo sornione e mi ha dato un bacio che significava "ma chi vuoi che ti prenda?".
Andate a vedere la prima, la seconda non importa. Però andate.

martedì 15 novembre 2011

Estemporanea

Ma io dico, tu, Madre, che tendenzialmente dimostri anche di avere due dita di sale in zucca, spiegami, no ti prego spiegami, perché stasera hai deciso di invitare quello che Padre definisce "il tuo amico di dubbia moralità"? Non solo per farlo mangiare a cena ma la sta anche preparando, usanza che io trovo barbara, sia da parte tua, o Madre, che lo hai invitato sia da parte sua (vuoi cucinare?stai a casa tua), e poi cristiddio che cazzo di domanda è "hai salato l'acqua?" tu la pasta la mangi senza sale? A me ste robe proprio, ci mancava solo che mi chiedesse, "ma tu respiri?". Tu e il tuo fottutissimo mondo in cui ogni giorno si insegna come rubare allo Stato (quindi anche a te Madre e a te Padre che siete dipendenti) in modo più legale possibile. Altra perla istantanea "hai il coperto della pentola?" Ma cosa pensa che siamo dei buzzurri?! 
Ciao, vado a picchiarlo.

domenica 13 novembre 2011

msg

Qualsiasi cosa accada, ti prego, fai in modo che ci sia sempre lo spazio per loro e cerca di non dimenticarti mai che sono la tua casa e la tua famiglia;sii capace di partecipare alla loro felicità e di ascoltarli sempre nel momento del bisogno. Ricordatelo sempre.


martedì 8 novembre 2011

Riflettendo sulle proprie ossessioni

Oggi è stata una di quelle giornate in cui il computer era, ancora più del solito, uno strumento indispensabile per il collegamento con il mondo al di fuori.
Una di quelle giornate in cui continui a cliccare il tasto F5 sui giornali che segui sperando che la dignità di un Paese allo sfascio o le borse oscillanti o gli scioperi facciano di più di un Sarkozy o di una Merkel sghignazzanti. 
Era un po' di speranza frammista a illusione.

Qualche tempo fa riflettevo sul valore delle parole: complice una Professoressa / Enciclopedia mi sono interrogata spesso sulla storia e sul valore semantico dei termini che usavo, arrivando a fare discussioni del tutto assurde con l'Uomo Straordinario spesso solo per compiacere un narcisistico amore per il virtuosismo dialettico. La mania delle parole mi è rimasta, e da lì ho imparato che non si può mai scegliere un termine a caso, che ogni singola voce del dizionario che noi usiamo nasconde molti più significati di quanti non ammettiamo o non comprendiamo all'istante. Ogni parola ha quella complessità e quella stessa ricchezza che si trova nelle parole latine: lo stesso fascino linguistico che ha lo scorrere tutte le sfumature del verbo fero fers, tuli, latum, ferre.

è l'amore per la lingua che mi porta ad analizzare gli articoli di giornali in modo quasi maniacale, arrivando a detestare Scalfari perché negli ultimi articoli a fronte di una ricchezza lessicale straordinaria mancano sempre di più i contenuti, oppure a non poter leggere un Baricco qualsiasi dove le parole sono usate per creare un lezioso virtuosismo estetico o che mi hanno spinta a non comprare più giornali in cui si sono riscontrati errori ortografici (Gravissimo, e mi sono pure presa della talebana).
è proprio l'ossessione per le parole che mi ha creato, oggi, una sensazione di ancora maggior sgomento leggendo i titoli dei giornali che affermavano che lui non si dimetterà perché vuole guardare in faccia chi lo tradirà.
chi lo tradirà
è importante perché non ha detto "voglio vedere chi tradirà i nostri principi/idee/azioni o piani di governo" sulla cui esistenza poi si può anche, giustamente, sindacare; no, ha detto chi mi tradirà. Chi tradirà me, non le mie idee, me. Con una concezione della res publica straordinariamente individualistica. So che non ci voleva né una frase ad effetto in una giornata convulsa né tanto meno un genio per capire una cosa che è sotto gli occhi di tutti da anni, però questa credo che sia veramente la dimostrazione più lampante di una concezione distorta del potere: ancora di più dei vari bunga bunga e delle autocelebrazioni con finto vulcano e cimitero etrusco, ancora di più dei complotti della magistratura o della sinistra comunista (ahaha). é lo stesso senso di sconforto e di abbandono, di distruzione e di morte di uno Stato, che ho avuto con la compravendita di Parlamentari, nel vedersi sbeffeggiati in mondo visione, nel leggere i giornali americani o inglesi o spagnoli e vergognarsi di essere rappresentati da lui.

Quella frase dal vago sapore biblico che sottintende che al di fuori di lui non può esserci altro, con buona pace dei ciellini formigoniani e di tutti quelli che hanno ancora delle grandi fette di guadagno da spartirsi. 
Le parole e i termini linguistici vanno accuratamente scelti e assimilati
E allora anche domani sarà una giornata come oggi, sperando in un mondo migliore, pensando a un futuro diverso e soprattutto sognando una concezione del potere come servizio al cittadino; non più una proprietà privata e vagamente divina ma una vera e propria cosa pubblica.

venerdì 4 novembre 2011

Parliamone

Per la sezione Shampoo, non posso esimermi dal commentare questa scoppiettante notizia: come ci reporta il celeberrimo giornale "la Repubblica" qui (che io continuerò a leggere nonostate le sempre più frequenti cadute) sembra sempre più chiaro che fenomenali (!) divi attuali stiano prendendo ispirazione dai Grandi del passato. Ecco qui i migliori esempi nostrani:

George, Monica, Raoul: i divi cloni di Hollywood

ahahahah

te piacerebbe
C'è qualcosa da aggiungere? ORRORE

giovedì 3 novembre 2011

Ponte e tutto il resto

E allora ce l'ho fatta, ho consegnato l'ultimo capitolo della tesi, ho finalmente riavuto quelli che avevo già consegnato, praticamente senza dover modificare quasi nulla
VITTORIA!!

Allora per festeggiare io e l'Uomo Straordinario siamo scappati via, andando nel posto che io trovo in assoluto il più rilassante di tutti: la montagna. A parte che per quattro giorni di stacco avevo n. 1 valigia di peso allucinante, n. 1 zaino, n. 1 sacchetto per le scarpe e n. 1 borsa, n. 1 borsa per il computer. A parte i quattro stracci che mi sono portata, più maglioni che altro in realtà, erano tutti libri/mattoni. Considerando che anche mio nonno quando mi ha vista salire le scale con una valigia pesantissima si è messo a ridere in modo quasi sguaiato, posso ben rendere l'idea dei pesi che portavo. 
Avrei voluto scrivere un sacco di cose belle e anche un po' stucchevoli, e uscimmo a riveder le stelle, sul paesaggio, l'amore e la morte. Il desiderio di vivere insieme e l'impossibilità (per ora) di farlo. Avrei voluto descrivere l'amore in una discussione sul domani guardandolo mentre faceva la barba, seduta sullo sgabello dove da piccola appoggiavo i piedi per riuscire a specchiarmi con la nonna vicina. Avrei voluto raccontare di quanto siamo diversi nell'approccio del mondo, avrei voluto descrivere la bellezza di un posto di cui si conosce ogni centimetro e lo stupore davanti ai colori del mondo e della natura. Mi sarebbe piaciuto anche raccontare la dolcezza di uno sguardo davanti a un caffè e il coraggio di fargli leggere la tesi, i bagordi, le notti e i dispetti. E sarebbe stato così banalmente normale, eppure così eccezionale che quasi me ne vergogno.
Un camino e un divano. Ecco tutto.