mercoledì 26 ottobre 2011

Si, sono scostante

Mandare, con un mese di anticipo sulla stampa, l'ultimo capitolo di tesi al proprio correlatore, che al triennio, come relatore, mi aveva fatto piangere lacrime e sangue per quasi un anno e mezzo, aspettarlo due giorni e riaverlo con una sola virgola da cambiare: 
NON HA PREZZO!!!
.
Domani l'ultimo scoglio: la relatrice.

Pensiamo in grande
Raffaello, Scuola di Atene (part.), Città del Vaticano

martedì 25 ottobre 2011

Piove. Umore sotto le scarpe

Samuele Bersani - Le mie parole

Le mie parole sono sassi
precisi aguzzi pronti da scagliare
su facce vulnerabili e indifese
sono nuvole sospese
gonfie di sottointesi
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose indimenticate
a lungo spasimate e poi centellinate, 
sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato
un viso sordo e muto che l'amore ha illuminato
sono foglie cadute
promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate
sul foglio capitate per sbaglio
tracciate e poi dimenticate
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire
lo ammetto
strette tra i denti
passate, ricorrenti
inaspettate, sentite o sognate...
Le mie parole son capriole
palle di neve al sole
razzi incandescenti prima di scoppiare
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare
si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate
facce sopraesposte per il troppo sole
sono questo le parole
dolci o rancorose
piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire
le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti
risparmiano i presenti
immaginate, sentite o sognate
spade, fendenti
al buio sospirate, perdonate
da un palmo soffiate

domenica 23 ottobre 2011

Domani andrò avanti ma oggi mi interrogo

Ultimamente mi interrogo in continuazione su che cosa sarà poi. Sono quei pensieri che emergono con più forza quando lui mi guarda e mi dice "Andiamo a vivere insieme?", sono quei pensieri che ti causano un dolore atroce quando mediti sul fatto che in due avete scelto di seguire il cuore e la passione (ognuno la sua) e non la convenienza, io con storia dell'arte e lui con un dottorato. Quando avremmo potuto scegliere di fare come la maggior parte delle persone e smettere di studiare, abbandonando tutti i nostri sogni di gloria e di cambiare, nel nostro piccolo, il mondo.
Perché, alla fine, siamo due sognatori: di quelli che credono di potersi riscattare, che credono profondamente nel valore della fatica, del sacrificio, del merito e della pazienza. E che amano troppo quello che fanno perché ci credono, profondamente. 
Non riuscire a pensare a un futuro, con un buon margine di sicurezza, non vedere che cosa sarà tra qualche mese, che cosa sarà tra un anno è sconvolgente. Vedere che i programmi che avevo fatto sono sfumati così, in un attimo, per un ritardo di qualche mese, perdere un anno, varrà la pena poi andare avanti?
Ferrara, Palazzo Schifanoia, Aprile (part.)
E se non lo faccio? Se rinuncio per Amore? E se poi me ne pento e divento una di quelle donne inacidite dal rancore?
E se non ce la faccio invece? Se non ce la faccio perché poi mi perdo a fare troppe cose che non mi portano da nessuna parte? Troverò un lavoro? Mi permetterà di mettere da parte due soldi? 
La dignità umana passa per il lavoro, per quanto lui abbia molte più prospettive di me, non riuscirei mai a guardarmi la mattina allo specchio e sapere di essere una mantenuta, nonostante sappia che per lui non sarebbe un problema. Contribuire, anche poco, ma contribuire al sostentamento della famiglia.
Non amo i bambini, non sento alcun orologio biologico, ma se invece un giorno scoprissi di volere un figlio con lui? Come educarlo con i Grandi Valori quando la società ti porta a  discriminare chi fa fatica e a esaltare chi imbroglia? Come conciliare il sogno di diventare una ricercatrice o di lavorare in università con un figlio? Ho in testa la voce della mia capa che mi dice che lei ne ha fatto solo uno e l'ha cresciuto con l'aiuto dei genitori perché "con il nostro lavoro non hai alternative".
Come è possibile che oggi, nel 2011, si possa pensare di avere un futuro solo rinunciando a studio, passione e cuore e sperando di avere un sostegno dai genitori a tempo praticamente indeterminato?
Io sono un'ottimista: in fondo al cuore, spero, tutti i giorni, che lavorando di più, studiando di più, rinunciando di più, si possa davvero raggiungere lo scopo per cui tutti e due stiamo faticando e che questo ci permetta di andare avanti dignitosamente.
Eppure sono così spaventata

venerdì 21 ottobre 2011

terrecotte e divagazioni

Dopo due giorni di convegno dall'avvincente (!) titolo "Terrecotte nel Ducato di Milano. Artisti e cantieri del primo rinascimento" tra Milano e Pavia, posso finalmente affermare che a me i convegni mi annoiano da morire.
Con buona pace sua e anche mia.
Du palle infinite.
Pavia, Certosa, facciata
Che poi dico, abbiamo due giorni di tempo che poi sono uno e mezzo perché c'è anche la visita in Certosa, nessuno le ha mai guardate ste benedette terracotte e quindi siccome il terreno è vergine tutti possono dire quello che vogliono, spiegatemi perché voi avete voluto a tutti i costi mettere 24 interventi.

No dico 24! 

Non se avete presente che cosa voglia dire ascoltare 24 persone diverse che cercano di dire qualcosa di interessante sulle terracotte rinascimentali milanesi, è una rottura, perché a fronte di interventi per cui stracciarsi le vesti perchè sono stati una meraviglia (si si il solito Lui con la sua leonardiana, lei con Brescia, quello di Trento con il Maestro degli Angeli Cantori, i documenti latini letti con uno spiccato accento americano, lovvo) ma altri un calvario tra cui la conclusione sull'inutilità dell'architettura e soprattutto sull'inutilità di lei, alle parole parole parole sugli allestimenti museali per le terracotte passando per l'analisi da trova le differenze, nei putti delle cornici, "oooh.. wow questo ha la camicia che arriva a metà coscia e non alla vita, questo ha il braccio destro sollevato e il sinistro abbassato, questo il contrario".
Pavia, Certosa
MORTE NEL CUORE

Il secondo giorno ho portato anche la mia mamma, che ha anche preso un giorno di ferie per venire con me, poverina, perchè le avevo promesso una visita alla Certosa di Pavia., che a un certo punto si è girata verso di me, all'ennesimo oh!guardate terzo tipo di putto con quel meraviglioso accento americano, dicendo "e cheppalle con 'sti putti", IO LA ADORO Ma soprattutto il secondo giorno ho vissuto un incubo, che per fortuna c'era lei altrimenti avrei dato di matto.
C'è questo tizio in università, un po' matto, noi lo chiamavamo il caso umano paleografico perché lo avevamo incontrato, per la prima volta, al corso di paleografia latina (un corso fighissimo dove si impara a decifrare le scritture antiche, si si si lo so sono un po' caso umano anche io, ma andiamo oltre), che sembrava uno dei quei geni che passa la vita a studiare, un po' autistico, di quelli sempre fuori luogo ma un genio. Invece no. è uno che è solo matto, ma matto molesto, di quelli che parlano in continuazione cambiando accenti, registro ogni tre parole, dando soprannomi a caso e inveendo contro chiunque gli capiti a tiro. E in più, ma scema io, è uno di quelli che fa commenti completamente assurdi (del tipo molesto) alle fotografie e agli stati altrui su fb, che è vero che non l'ha ordinato il dottore di mettere fotografie nè di scrivere su facciaccialibro ma c'è anche un codice sotteso e tacito che ti impone di non essere inopportuno SEMPRE.
Ecco lui ha pranzato con noi. Parliamone, ho cercato di dirottarlo in un primo momento ma ce lo siamo ritrovate appioppate addosso, con la mia mamma che alla fine del pranzo mi ha guardata e mi ha chiesto: "Ma non dovremo mica portarlo noi a casa??".

FANTASTICA

No, ce l'abbiamo fatta a non doverlo portare. Un incubo, ci ha tormentate con il suo disprezzo (condivisibilissimo) per cl, e una serie di considerazioni sulle motivazioni del suo insuccesso con le donne, sei alto un metro e una cicca, piuttosto orrendo e soprattutto sei PESANTE e anche un po' SFIGATO.
Io che tendo a essere un po' rozza e senza tanti complimenti quando uno mi è troppo addosso sono sempre riuscita a tenerlo lontano, ma la mia amica che è sempre molto gentile e sorridente e non ringhia quasi mai è in seria difficoltà di sopravvivenza, adesso ha iniziato a farle un sacco di complimenti così a mozzo, come direbbe lei, cercando di fare il simpaticone e il brillantone. Orrore, veramente, schifezza.

Invece, cambiando argomento completamente, ieri l'altro sono stata alla laurea di quello che è uno dei miei più cari amici e che è stato anche il mio storico compagno di banco del liceo. 5 anni quasi sempre insieme, ha sopportato tutti i miei sbalzi d'umore, mi ha passato gli appunti presi mentre passavo le lezioni a leggere un sacco di romanzi, mi ha spiegato fisica e passato l'inverosimile nei compiti di tedesco e in quelli di latino. Lui è un amico, di quelli per cui ti emozioni quando li vedi tutti tirati in abito e agitati, e che poi abbracci con le mani e il cuore quando trionfante esce con il suo cappello da laureato. Una nuova toga rossa è in arrivo.
B. Luini, Cristo alla colonna. San Maurizio al Monastero Maggiore

Ecco ed è stato toccante perchè non me lo sarei persa per nulla al mondo, mai, perchè lui che è sempre così spigoloso ed evasivo ci ha detto in modo sfuggente che era felice che noi fossimo arrivati per lui e lui soltanto e so che era il suo modo di dirci, per la prima volta in 10 anni, che ci vuole bene. E lo si vedeva, nel suo modo di guardarmi e chiamarmi la "sua solita sciocchina" e nel sorriso che ha fatto anche all'altro compagno storico, il Tedesco. Ecco io un momento così non me lo sarei voluta mai perdere.
E poi è stato carino perché quando era tutto finito e lui è andato via allora il Tedesco mi ha accompagnata a portare la domanda di laurea in università e quindi mi laureo tra poco! E siamo stati in uno dei posti che preferisco, lì vicino all'università: San Maurizio al Monastero Maggiore. Premetto che non sono per nulla credente, ma l'interno è una vera meraviglia, e quindi quando avevo ore libere mi succedeva di imbucarmi lì per tirare un po' il fiato. Che poi lì hai una scelta straordinaria, di chiese e di cose bellissime: Sant'Ambrogio, San Maurizio al Monastero Maggiore, Santa Maria delle Grazie, il Cenacolo, San Lorenzo, il Castello e tutto il resto.Ecco è stata una giornata meravigliosa.


domenica 16 ottobre 2011

Close enough to start a war

"Secondo me, questo è il classico momento in cui se esiste un dio allora mi sta mandando dei segnali grossi come una casa"
"Allora non hai altra scelta che accettarli e seguirli"
...
 "Si, si lo so che vanno dalla parte opposta a quella che vuoi"
"Allora sai anche che non posso proprio farlo"
"Secondo me comunque ti sta solo dicendo che dovresti parlargli, continuate a incontrarvi..da quanto non era così? quasi un anno?"
"Credo che in realtà non ci sia mai successo, ma comunque, se assecondo questi segnali perdo ogni tipo di credibilità, è un rischio troppo grosso, e non ne vale la pena, quante volte ce lo ha dimostrato?"
"Quindi cosa farai?ti manca, non è vero?"
"Lui non c'è più, è morto quando ha cominciato a lavorare lì, lo sai, è un discorso che abbiamo fatto mille volte, basta. Che cosa farò?Affonderò con la mia nave, non posso più lasciare che si avvicini"
"Sei convinta?"
"Che domande..certo che no, ma non ho scelta, è troppo tardi"

 [Antonello da Messina, Cristo sorretto da un angelo (part.), Madrid, Museo del Prado]

venerdì 14 ottobre 2011

Basta nascondersi

Non so se sia perché in questi giorni sono a casa, alle prese con la scrittura della tesi, e non so nemmeno se sia perché fa freddo e passo metà della mia giornata con felpe troppo grandi, attuando quel processo di imbruttimento tipico della nullafacenza, oppure potrebbe essere perché leggo tanto, di tutto, leggo di persone nuove che mi piacciono tanto e che, nel virtuale, raccontano di mondi che mi sembrano così distanti, tra ironia, figli (un sacco!), lavoro, casa, mariti e scampati tali.
Non so che cosa sia, ma sento veramente il profondo bisogno di introspezione e di parlare, di mettere per iscritto i miei pensieri, cosa che mi ha salvata dal fare enormi vaccate un sacco di volte.
Non riesco a capire, ho perso contatto con me stessa talmente tanto tempo fa che non mi ricordo neanche più come si faccia a risvegliarlo. 
Una volta facevo un sacco di bilanci, di solito in occasione del mio compleanno, pensavo a cosa stavo facendo, a quello che avrei potuto e dovuto fare e scrivevo, ho ancora troppe pagine lì che mi ricordano come si cambia e come sia facile perdersi.
Sono stati due anni difficili, ho perso una nonna, che non c'era più da tanto tempo e ne era rimasto solo l'involucro, ma la nonna a cui ero più legata, quella che tornando da scuola ti provava le tabelline e poi ti preparava pane e nutella, quella con cui passare tutto il mese di Agosto in montagna senza volere che finisse mai, quella che mi coccolava, sempre, anche quando sono diventata più grande e nel periodo super sfattona al liceo, con mio padre che si vergognava a camminare di fianco a me, riusciva ancora a starmi vicina e a farmi sentire una vera principessa. La nonna.
E poi la mia mamma, lei che si è ammalata l'anno scorso, di quella parola che nessuno vuole sentire, che ha tenuto in piedi una famiglia nonostante fosse lei quella che ne aveva bisogno più di tutti, lei che è stata un leone con una forza infinita, un esserino di 50 kg che ha sostenuto tutti i pesi che una malattia comporta. e che adesso sta bene, e allora, siccome lei è così, ha deciso di percorrere la strada dell'affido. Che donna. 
E poi le delusioni, perdere il tuo Migliore Amico, il Cugino, quello con cui hai vissuto in simbiosi per anni, che ti ha accompagnato alla maturità e che, durante l'orale, si è proclamato "Sostituto dell'Uomo Straordinario" facendoti quasi morire per trattenere le risate e che poi si imbucava alle tue prime lezioni universitarie, per riuscire a stare un po' insieme e ridere e scherzare, quello con cui riuscivi a parlare di tutto, ma proprio tutto senza alcun tipo di imbarazzo, come se lui fosse per sempre, come se lui fosse sempre stato lì, che ha scelto di andare via, che ha scelto di abbandonarti per arginare le crisi di una balena psicopatica, che ha scelto di non volerti alla sua laurea per il quieto vivere ma ingannandoti fino all'ultimo, niente verità, che avrei capito senza problema ma dicendoti "si si, che bello, sarei molto contento se ci fossi" fino al giorno prima, e poi incrociarlo dopo la sua laurea, bello, bellissimo, come sempre e sentire il gelo nelle vene per l'imbarazzo. E non riuscire a farsene una ragione, perché quando lui ti sorride e si avvicina, il tuo cuore si riempie di quel tipo di calore che solo lui riesce a darti.
La delusione di lui, lo Stronzo, che non riesce neanche ad uscire, perché sommersa da troppo rancore.
Sono stati due anni difficili, in cui mi sono dimenticata di essere circondata da tantissimo Amore, dell'Uomo Straordinario, dei miei, di mia sorella, dei (pochi ma ottimi) amici, annebbiata dal dolore mi sono buttata sullo studio, non un ripiego, sia ben chiaro, amo profondamente quello che faccio, è un sogno che inseguo con costanza tutti i giorni quello di poterci lavorare e vivere con la Storia dell'Arte, anche se per molti è sono un vezzo estetico, un gioco, per me è il Cuore, la Passione, il Sogno di una vita.
Eppure mi sono sentita così sola, così fuori posto, fuori luogo, distante, distratta. Lontana. Queste sono le cose che hanno raffreddato il mio essere esplosiva, chiacchierona, inopportuna, rumorosa. Solo adesso sto rimettendo insieme i pezzi.
Basta nascondersi.

Bronzino, Allegoria (particolare), Londra, National Gallery

domenica 9 ottobre 2011

a volte ferisce ancora

Ci sono persone per cui siamo disposte a fare qualsiasi cosa, persino a perdonare all'infinito i clamorosi errori che fanno. Per me sono solo due: una per cui temo che sarà sempre cosi, l'altra invece mi ha portata talmente oltre da rendere impossibile anche questo, lo Stronzo.
Io per lui avevo provato subito una forte empatia. Bel tipo, bella parlantina, modo affascinante, l'avevo conosciuto più degli altri e lo avevo sentito molto simile a me, soprattutto nelle debolezze. Ho difeso quello che era indifendibile, mi sono schierata sempre dalla sua parte, ho perso tanto, ma credevo fosse davvero la cosa giusta. 

L' Uomo Straordinario naturalmente me lo aveva detto che stavo sbagliando, ma non sono tipo da ascoltare quello che dicono gli altri e allora sono andata avanti imperterrita per la mia strada. Quante litigate furibonde abbiamo fatto per questo. Naturalmente mi sbagliavo, lui, ovviamente, sta ancora gongolando ma ha iniziato solo dopo avermi raccolta da terra con il cucchiaino e avermi aiutata a rimettermi in piedi.
Allora io mi chiedo: come è possibile che una persona sola, priva di qualsiasi Potere, possa essere così meschina? Come può una persona sola essere così vuota dentro e così priva di scrupoli? Ma soprattutto come può davvero non rendersene conto?
Dopo tutto quello che mi ha fatto passare, tanto da spingermi a buttarlo fuori dalla mia vita, scelta che mai mai mai avrei voluto prendere, mi ha scritto dopo mesi che gli mancavo, che sentiva nostalgia di me. 

Debolezza? No, ciclicità, ogni 2-3 mesi mi scrive.

Il passo successivo? "Ho comprato casa" ("Bene, sono molto contenta per voi [anche loro sono milioni di anni che stanno insieme, ndr]", "Voi? L'ho comprata io la casa, vedrò se ospitare ragazza-vorrei-essere-alternativa-ma-sono-insulsa", ma che persona sei?), quello dopo? Fare gli auguri di compleanno a mia sorella e non farli a me, per poi incontrarci di sfuggita in centro e scrivermi "Scusa l'onestà ma sei proprio ingrassata!" (che poi i kg in più li ho già persi, mentre a te il cervello continuerà a non aumentare), e stupirsi quando, visto che ci siamo incontrati io e lui perché la Sfiga si diverte con me, mi picchia dentro con la gamba (tesa, che a casa mia si chiama calcio) e l'unica risposta che ha è un "vai via". 

Fosse solo così tutto ok, (beh non proprio, ma sarebbe già un successo) no, ha anche avuto il coraggio e la faccia tosta di dirmi che dovevo prendere lezioni di educazione da lui perchè, cito le testuali parole: "Ho sempre dimostrato più maturità, educazione e autocontrollo di te. Ieri l'ennesima riprova con il tuo -lasciami stare-". Naturalmente tutto vai sms perché sia mai che venga usata quella misteriosa cosa chiamata parola viva per illustrare lo Stronzo-profondo-pensiero. 
Trovo sempre molto triste quando una persona a cui si è voluto così bene sia anche così deludente. Che poi io sono un orso di solito ma se mi affeziono mi affeziono davvero ed essere così delusa e tradita da una persona a cui credo di aver dato qualcosa di mio è davvero troppo, sono anche convinta di avere sbagliato tanto anche io, ma mai mai e poi mai sarei arrivata al suo punto.
Eppure lui è convinto di essere Dio, di potere tutto perchè evidentemente non c'è mai stato nessuno in grado di fargli capire che c'è un limite a tutto. 

Davvero si può passare una vita senza comprenderlo?

venerdì 7 ottobre 2011

Parliamone

Conferenza di storia dell'arte, in una banca, ok che ci lavora, ma dall'altra parte della provincia..
ma con tutte le persone che ci sono al mondo.....proprio lui?????
vedi, te lo dico sempre che sei sfigata, così impari a non vedere quello che tutto il resto del mondo vedeva chiaramente.
sei sfigata, ecco quello che sei.

giovedì 6 ottobre 2011

Il giorno dei matti

Ci sono svariati motivi per detestare un giorno della settimana, generalmente, per le persone normali, si tratta del lunedì: si ricomincia a lavorare, ci si alza presto la mattina, si sta lontani da casa per tutto il giorno.

Per me, invece, è il giovedì.

Il giovedì è uno di quei giorni in cui non vorrei mai alzarmi dal letto, in cui quando suona la sveglia, la tentazione è sempre e soltanto quella di spegnerla e girarsi dall’altra parte.
E invece no, non si può, te piacerebbe.
Odio il giovedì perché, come dice sempre mio padre, è il giorno dei matti.
Odio il giovedì, negli ultimi tempi, prima no, non così tanto, prima era già quasi la fine della settimana, un ultimo sforzo prima di un po’ di riposo, delle uscite fino a tarda notte, ma adesso è una schifezza.

Il giovedì inizio la mia mattina un poco più tardi del solito e  questo amplifica i drammi mattutini: il traffico, se esco due minuti più tardi addio treno, gli studenti che ti fanno scoprire il piacere di sentirti un salmone mentre risali la corrente di ululanti ragazzini mezzi addormentati e già puzzosi che vanno naturalmente dalla tua parte opposta. 

E poi il treno. 

Io il treno lo prendo quasi tutti i giorni e a parte i soliti disguidi, di sporco e ritardi (anche se appena prima di diventare Trenord tutto sommato andava abbastanza bene, ora è per usare un complimento ‘navverammerda), ho instaurato tutto sommato un buon rapporto con questo mezzo lento e comunitario, io salgo, prendo il posto più comodo, senza davanti nessuno, metto le cuffie e nel giro di 2 minuti dormo. Sono anche abbastanza abitudinaria e quindi mi siedo sempre negli stessi posti, che di conseguenza vuol dire anche sempre le stesse facce.

Ecco le stesse facce. E se poi uno diventa molesto?

Io non avrei mai, mai mai pensato di dovermi porre un simile quesito, perché tutto sommato sono una sprovveduta e siccome c’è anche del sangue di mia madre che scorre nelle mie vene ho, alla fine, molto nascosta, anche una piccola residua fiducia nei confronti del genere umano.
Insomma quando uno diventa molesto che cosa fai?

Il classico tipo innocuo, il Filosofo, quello che parla e ti racconta, uno di quelli con cui è piacevole passare un’ora di treno, ogni tanto, uno di quelli che ha una cultura invidiabile ma niente e dico niente di sexy. Il compagno di viaggio ideale, uno con cui scambiare opinioni su libri e film. Uno che se ti chiede dai che ci vediamo per andare a fare due spese non pensi neanche che ci sia qualche problema ma accampi comunque scuse assurde tipo “credo che dovrò andare a sostenere mia sorella che si è rotta una gamba” (questa mi è uscita davvero, ho una sorella ma non si è mai rotta niente, forse la testa quando era piccola ma questo è un altro discorso), “ho una colonia di gatti da salvare” (ahahah), “parto con il mio ragazzo” (questo era più vero). Sono proprio sprovveduta ma a mia discolpa lui aveva quasi finito e non avrei dovuto mai più vederlo nel giro di un paio di mesi. Alla fine era una buona azione. Comunque poi il Filosofo ha continuato, anche se aveva finito l'università, il suo rapporto con i treni, all’insistenza si è però anche aggiunto un pessimismo cosmico lagnoso che io personalmente detesto, soprattutto sugli uomini (oggi anche il pessimismo eccessivamente sarcastico mi mette in allarme, visto i precedenti con la Balena psicopatica, ma solo sulle persone vicine a quelle che amo). 

Dai cazzo tirati insieme e affronta le cose e sii uomo.  

E mi si è spalancata davanti un’immagine di mediocrità lagnosa insostenibile. Ergo mi è scemata la voglia di vedere i suoi occhi vuoti. Quindi mi sono limitata a cambiare carrozza al ritorno visto che tanto alla fine lo incontravo solo lì perché la mattina lui è ancora più sfigato di me e quindi parte ancora prima.

Problema risolto?

Sta cippa. Un mese fa ha cambiato treno, e persino parte del treno, e lui prende quello che prendo anche io almeno il giovedì mattina e si siede dove mi siedo di solito.
Quindi il giovedì ho anche dovuto cambiare le facce, perché quando tu l’ultima volta che vi siete incontrati per caso (agosto, milioni di gradi all’ombra, trenord, unica carrozza con una bozza di aria condizionata, posti liberi a gogò, perché tutto sommato era agosto, finta oscena di passarmi di fianco per andare oltre, si bravo vai oltre, e invece poi no, si è seduto davanti a me, che caso!, super fail) gli hai detto che eri piena di cose da fare e stavi studiando e lui ti ha chiuso il libro appena ti sei distratta per rispondere al telefono, tu allora da lì hai capito che NON aveva senso del limite e allora CROCE sopra. Parliamone, o sei tu che sei particolarmente lenta oppure veramente lui non capisce nulla.

In realtà non sarebbe neanche un dramma cambiare carrozza se non fosse che su quella che era la MIA carrozza aveva un gruppo di persone molto divertenti da ascoltare quando il treno era troppo pieno per riuscire a dormire. Ah si, perché naturalmente il treno del giovedì è anche quello che prendono tutti gli studenti che devono andare a Milano, i pendolari veri no, quelli che subiscono i ritardi maggiori no, loro prendono quello prima, e quindi adesso è anche stra pieno. Addio recupero ore di sonno.

Odio il giovedì.

Ma se fosse tutto qui potrebbe anche andare. Tutto sommato un paio d’ore un po’ rognose e poi via. No, non è finita: il giovedì cambio la metropolitana rispetto al solito. La Gialla. Come è possibile che la gialla, la osannata gialla, più veloce, con l’aria condizionata ... sia così maledettamente piena di idioti la mattina? Spiegatemi perché c’è sempre almeno uno stronzo che ha deciso di illustrare a tutti la propria giornata mentre, in un modo che per me, a oggi, è ancora tutto un mistero, gesticolando, facendoti finire sempre almeno un gomito nelle costole? Perché poi c’è la solita donnina piccola e compatta che riesce a puntarti non si sa quale sporgenza della borsa più grande di lei nei posti più improbabili? Perché tu, brianzolo doc che vorresti far finta di non essere provinciale come me, hai deciso che tutti, ma proprio tutti, persino la classica nonnina che non sente una mazza, devono ascoltare le tue imprese della notte precedente, far finta di crederci, e sorbirsi quel maledettissimo accento con le e così aperte che neanche le gambe di Cicciolina? Ma soprattutto perché sono tutti, e dico tutti, concentrati sulla gialla quando salgo io? Senza contare le orde di turisti che ancora mi innervosiscono più di ogni altro, soprattutto gli inglesi che parlano con un accento londinese: porcamiseria, ce l’avete anche voi la metropolitana (e che signora metropolitana) perché vi dimenticate che se salite e state davanti alle porte siete poi in mezzo alle palle di tutti?

Scesa dalla gialla, l’incubo. Il giovedì gioco a fare la stagista. Io e tre, dico TRE capi, tutti e tre dotati di un ottimo cervello, grazie al cielo. Questo porta con sé anche un ulteriore dramma: il vestito. Ora, io sono in un ambiente particolarmente formale ma soprattutto particolarmente morigerato. Non che io abbia la tendenza a girare come una zoccola, ma andare lì vuol dire non poter portare un vestito corto e senza spalle. Ieri a Milano c’erano 40° all’ombra (il 4 di ottobre!) e non sarei sopravvissuta senza un vestito corto e con le spalle scoperte. Oggi idem. Visto che poi, anche se sono da sola, non posso accendere l’aria condizionata perché poi loro hanno freddo (!!), ci si può facilmente immaginare il livello di astio che una tale scelta mi possa portare. Caldo, insostenibile caldo.

Ma voi, visto che siamo in quattro in due uffici in cui si potrebbe stare in millemila persone, perché mi relegate da sola a fare un lavoro che tutto sommato non mi dispiace, anche così che è a metà e senza la parte divertente che si sono beccati più di dieci anni fa altre persone ma che è comunque ripetitivo al massimo, così, da sola, senza nessuno, senza musica, in un ambiente che per quanto mi riguarda rimarrà ostile finché campo, checché ne dica la mia mamma, senza musica e senza rivolgere la parola a nessuno? Mi devasta psicologicamente. E in più mi indicano come la STAGISTA, annullando qualsiasi tipo di identità\dignità. Che poi invece non è così perché sono tutti gentili e mi prenderanno, però cazzo, identità.

L’identità è importante.

Almeno uno su tre dei miei capi è veramente un FIGO pazzesco (che oggi non c’era), gli altri due sono donne (una delle due la settimana scorsa a pranzo mi ha detto che mi odia perché ho vent’anni e passa in meno di lei. Rideva ma aveva lo sguardo assassino. ottimo), almeno ogni tanto posso lustrarmi un po’ gli occhi, certo potrebbe essere mio zio ma chissene. Da buona stagista ovviamente non mangio, a meno che non mi chiedano di andare con loro, o che se ne vadano a fare le più assurde commissioni (e così oggi sono riuscita a mangiarmi una banana di straforo), non disturbo, sorrido e faccio buon viso a cattivo gioco e naturalmente stacco con loro, o anche più tardi, e quindi torno a casa anche dopo rispetto al solito. Parto con il buio e torno con il buio dopo aver passato la giornata da sola. Grazie.

Odio il giovedì.

E poi la sera? La sera cena con la mia famiglia in stato comatoso, sono troppo stanca, e statisticamente anche noi due litighiamo di più il giovedì. Perché se sono stanca e ho avuto una giornata di merda è giusto, sacrosanto e in accordo con il karma dell’intero universo, cercare di litigare anche con lui. Poi lui lo sa che è quello il motivo della mia aggressività e non reagisce. Ed è ancora peggio istigando un ulteriore sentimento di rivalsa.
Ma stasera no, stasera metto la museruola e lo porto fuori a festeggiare il suo sudato successo! ;)

lunedì 3 ottobre 2011

Isola Bella

h. 8:00 zulu: la nostra eroina sale, da sola, sulla sua fermo-mobile ecocompatibile verso i lidi del Verbano con lo scopo di andare a vedere finalmente una delle quattromila opere che ancora le mancano per riuscire ad avere una preparazione lontamente decente in storia dell'arte
h 9:40 arrivo a destinazione a Stresa dopo un viaggio passato a ridere da sola e a cantare a squarciagola (aahhh l'autismo). Parcheggio: 20 eurini (!!!) MA posto incantevole, io sulla costa e davanti a me la ricchezza di una famiglia che ha avuto in mano le sorti di Milano pur non diventandone mai Signori. Il fascino della storia nell'estetica mi riempie il cuore.
Scopro i vantaggi del viaggiare da sola, autista gentile, nessun biglietto (visto quello che vi fanno pagare di parcheggio..) e tanto tanto tempo per starmene per conto mio.
Palazzo fantastico, guardini meravigliosi. Quadreria spettacolare, peccato fossi andata per vedere tre opere, dico tre, tutte e TRE nella parte privata e quindi NON visibili.

così impari a non informarti mai prima

Comunque dopo lo shock iniziale di aver fatto più di 300 km quasi inutilmente, ho deciso che tanto valeva la pena di godersi tutta la giornata, che doveva essere a due ma poi invece no ed è andata ottimamente anche così.
Il piacere di guardare, di giocare a fare la piccola giapponese che fotografa ogni piccolo particolare, ogni fiore, ogni piccola cosa. Ma soprattutto uscire dal Palazzo (in realtà scoprire che il palazzo corrisponde quasi completamente all'isola mi ha veramente sconvolta!) e girare per le stradine tortuose immaginando di stare in una scena di quei film degli anni Cinquanta sulla Bella Vita. 
Mi sono resa conto che non faccio mai tutte queste cose, anche quando andiamo in giro, con lui è diverso, con lui parlo parlo parlo e racconto "Guarda Uomo Straordinario sai che questa cosa deriva da..lo sai che quest'opera invece", ogni tanto lo chiamo piccolo Martire, perché nonostante tutto lui mi ascolta sempre e sopporta la quantità industriale di informazioni che gli rigurgito addosso, anche se a lui non interessa, anche se lui ha altre passioni.
E poi ho mangiato, non mangio mai da sola, io lo odio, seduta da sola a un tavolo mi si riempie il cuore di tristezza, mi sembra di essere una di quelle vecchie acide che mangiano da sole perché non hanno nessuno, nessuna amicizia. Quando in realtà non è proprio così, ma poco importa. 
Ma ieri ieri era troppo bello per non sedersi a mangiare, aspettando il traghetto in un posto del genere. Era magico.
Ho guardato il lago, la costa, gli edifici, le persone, e ho provato una di quelle cose che provo difficilmente, empatia. Vivo bene da sola, nel mio mondo, con le mie cose, le mie passioni e il noi, il nostro mondo, le nostre difficoltà, le nostre liti, il nostro vivere, però il prossimo non mi fa impazzire tendenzialmente e invece mi sembrava di respirare il mondo, un'altra dimensione.
Seduta a riflettere respiravo l'aria diversa e cercavo di ordinare i pensieri. e allora ho pensato a lei che è ancora qui anche se ci ha quasi uccisi per lo spavento e soprattutto sta bene, che stiamo per allargarci perché ha un cuore gigante, che anche se ho fatto finta di nulla ero terrorizzata. E che mi nascondo fin troppo bene.