Ci sono svariati motivi per detestare un giorno della
settimana, generalmente, per le persone normali, si tratta del lunedì: si
ricomincia a lavorare, ci si alza presto la mattina, si sta lontani da casa per
tutto il giorno.
Per me, invece, è il giovedì.
Il giovedì è uno di quei giorni in cui non vorrei mai
alzarmi dal letto, in cui quando suona la sveglia, la tentazione è sempre e
soltanto quella di spegnerla e girarsi dall’altra parte.
E invece no, non si può, te
piacerebbe.
Odio il giovedì perché, come dice sempre mio padre, è il
giorno dei matti.
Odio il giovedì, negli ultimi tempi, prima no, non così
tanto, prima era già quasi la fine della settimana, un ultimo sforzo prima di
un po’ di riposo, delle uscite fino a tarda notte, ma adesso è una schifezza.
Il giovedì inizio la mia mattina un poco più tardi del
solito e questo amplifica i drammi
mattutini: il traffico, se esco due
minuti più tardi addio treno, gli studenti che ti fanno scoprire il piacere
di sentirti un salmone mentre risali la corrente di ululanti ragazzini mezzi
addormentati e già puzzosi che vanno naturalmente dalla tua parte opposta.
E
poi il treno.
Io il treno lo prendo quasi tutti i giorni e a parte i soliti
disguidi, di sporco e ritardi (anche se appena prima di diventare Trenord tutto
sommato andava abbastanza bene, ora è per usare un complimento ‘navverammerda), ho instaurato tutto
sommato un buon rapporto con questo mezzo lento e comunitario, io salgo, prendo
il posto più comodo, senza davanti nessuno, metto le cuffie e nel giro di 2
minuti dormo. Sono anche abbastanza abitudinaria e quindi mi siedo sempre negli
stessi posti, che di conseguenza vuol dire anche sempre le stesse facce.
Ecco le stesse facce. E
se poi uno diventa molesto?
Io non avrei mai, mai mai pensato di dovermi porre un simile
quesito, perché tutto sommato sono una sprovveduta e siccome c’è anche del
sangue di mia madre che scorre nelle mie vene ho, alla fine, molto nascosta,
anche una piccola residua fiducia nei confronti del genere umano.
Insomma quando uno diventa molesto che cosa fai?
Il classico tipo innocuo, il Filosofo, quello che parla e ti
racconta, uno di quelli con cui è piacevole passare un’ora di treno, ogni tanto, uno di quelli che ha una
cultura invidiabile ma niente e dico niente di sexy. Il compagno di viaggio
ideale, uno con cui scambiare opinioni su libri e film. Uno che se ti chiede dai che ci vediamo per andare a fare due
spese non pensi neanche che ci sia qualche problema ma accampi comunque
scuse assurde tipo “credo che dovrò
andare a sostenere mia sorella che si è rotta una gamba” (questa mi è
uscita davvero, ho una sorella ma non si è mai rotta niente, forse la testa
quando era piccola ma questo è un altro discorso), “ho una colonia di gatti da salvare” (ahahah), “parto con il mio ragazzo” (questo era più vero). Sono proprio sprovveduta ma a mia discolpa lui aveva
quasi finito e non avrei dovuto mai più vederlo nel giro di un paio di mesi. Alla fine era una buona azione. Comunque
poi il Filosofo ha continuato, anche se aveva finito l'università, il suo rapporto con i
treni, all’insistenza si è però anche aggiunto un pessimismo cosmico lagnoso
che io personalmente detesto, soprattutto sugli uomini (oggi anche il pessimismo eccessivamente
sarcastico mi mette in allarme, visto i precedenti con la Balena psicopatica,
ma solo sulle persone vicine a quelle che amo).
Dai cazzo tirati insieme e
affronta le cose e sii uomo.
E mi
si è spalancata davanti un’immagine di mediocrità lagnosa insostenibile. Ergo
mi è scemata la voglia di vedere i suoi occhi vuoti. Quindi mi sono limitata a
cambiare carrozza al ritorno visto che tanto alla fine lo incontravo solo lì
perché la mattina lui è ancora più sfigato di me e quindi parte ancora prima.
Problema risolto?
Sta cippa. Un mese
fa ha cambiato treno, e persino parte del treno, e lui prende quello che prendo
anche io almeno il giovedì mattina e si siede dove mi siedo di solito.
Quindi il giovedì ho anche dovuto cambiare le facce, perché quando
tu l’ultima volta che vi siete incontrati per caso (agosto, milioni di gradi
all’ombra, trenord, unica carrozza con una bozza di aria condizionata, posti
liberi a gogò, perché tutto sommato era
agosto, finta oscena di passarmi di fianco per andare oltre, si bravo vai oltre, e invece poi no, si
è seduto davanti a me, che caso!, super
fail) gli hai detto che eri piena
di cose da fare e stavi studiando e lui ti ha chiuso il libro appena ti sei
distratta per rispondere al telefono, tu allora da lì hai capito che NON aveva
senso del limite e allora CROCE sopra. Parliamone,
o sei tu che sei particolarmente lenta oppure veramente lui non capisce nulla.
In realtà non sarebbe neanche un dramma cambiare carrozza se
non fosse che su quella che era la MIA carrozza aveva un gruppo di persone
molto divertenti da ascoltare quando il treno era troppo pieno per riuscire a
dormire. Ah si, perché naturalmente il treno del giovedì è anche quello che
prendono tutti gli studenti che devono andare a Milano, i pendolari veri no,
quelli che subiscono i ritardi maggiori no, loro prendono quello prima, e
quindi adesso è anche stra pieno. Addio
recupero ore di sonno.
Odio il giovedì.
Ma se fosse tutto qui potrebbe anche andare. Tutto sommato
un paio d’ore un po’ rognose e poi via. No, non è finita: il giovedì cambio la
metropolitana rispetto al solito. La Gialla. Come è possibile che la gialla, la
sì osannata gialla, più veloce, con
l’aria condizionata ... sia così maledettamente piena di idioti la mattina?
Spiegatemi perché c’è sempre almeno uno stronzo che ha deciso di illustrare a
tutti la propria giornata mentre, in un modo che per me, a oggi, è ancora tutto
un mistero, gesticolando, facendoti finire sempre almeno un gomito nelle costole?
Perché poi c’è la solita donnina piccola e compatta che riesce a puntarti non
si sa quale sporgenza della borsa più
grande di lei nei posti più improbabili? Perché tu, brianzolo doc che
vorresti far finta di non essere provinciale come me, hai deciso che tutti, ma
proprio tutti, persino la classica nonnina che non sente una mazza, devono
ascoltare le tue imprese della notte precedente, far finta di crederci, e sorbirsi quel maledettissimo accento con
le e così aperte che neanche le gambe di Cicciolina? Ma soprattutto perché sono
tutti, e dico tutti, concentrati sulla gialla quando salgo io? Senza contare le
orde di turisti che ancora mi innervosiscono più di ogni altro, soprattutto gli
inglesi che parlano con un accento londinese: porcamiseria, ce l’avete anche voi la metropolitana (e che signora
metropolitana) perché vi dimenticate che se salite e state davanti alle porte
siete poi in mezzo alle palle di tutti?
Scesa dalla gialla, l’incubo. Il giovedì gioco a fare la
stagista. Io e tre, dico TRE capi, tutti e tre dotati di un ottimo cervello,
grazie al cielo. Questo porta con sé anche un ulteriore dramma: il vestito.
Ora, io sono in un ambiente particolarmente formale ma soprattutto
particolarmente morigerato. Non che io abbia la tendenza a girare come una
zoccola, ma andare lì vuol dire non poter portare un vestito corto e senza
spalle. Ieri a Milano c’erano 40° all’ombra (il 4 di ottobre!) e non sarei
sopravvissuta senza un vestito corto e con le spalle scoperte. Oggi idem. Visto
che poi, anche se sono da sola, non posso accendere l’aria condizionata perché
poi loro hanno freddo (!!), ci si può facilmente immaginare il livello di astio
che una tale scelta mi possa portare. Caldo, insostenibile caldo.
Ma voi, visto che siamo in quattro in due uffici in cui si
potrebbe stare in millemila persone,
perché mi relegate da sola a fare un lavoro che tutto sommato non mi dispiace, anche
così che è a metà e senza la parte divertente che si sono beccati più di dieci
anni fa altre persone ma che è comunque ripetitivo al massimo, così, da sola,
senza nessuno, senza musica, in un ambiente che per quanto mi riguarda rimarrà
ostile finché campo, checché ne dica la
mia mamma, senza musica e senza rivolgere la parola a nessuno? Mi devasta
psicologicamente. E in più mi indicano come la STAGISTA, annullando qualsiasi
tipo di identità\dignità. Che poi invece non è così perché sono tutti gentili e
mi prenderanno, però cazzo, identità.
L’identità è importante.
Almeno uno su tre dei miei capi è veramente un FIGO pazzesco
(che oggi non c’era), gli altri due sono donne (una delle due la settimana
scorsa a pranzo mi ha detto che mi odia perché ho vent’anni e passa in meno di
lei. Rideva ma aveva lo sguardo assassino. ottimo),
almeno ogni tanto posso lustrarmi un po’ gli occhi, certo potrebbe essere mio zio ma chissene. Da buona stagista
ovviamente non mangio, a meno che non mi chiedano di andare con loro, o che se
ne vadano a fare le più assurde commissioni (e così oggi sono riuscita a
mangiarmi una banana di straforo), non disturbo, sorrido e faccio buon viso a cattivo
gioco e naturalmente stacco con loro, o anche più tardi, e quindi torno a casa
anche dopo rispetto al solito. Parto con il buio e torno con il buio dopo aver
passato la giornata da sola. Grazie.
Odio il giovedì.
E poi la sera? La sera cena con la mia famiglia in stato
comatoso, sono troppo stanca, e statisticamente anche noi due litighiamo di più
il giovedì. Perché se sono stanca e ho avuto una giornata di merda è giusto,
sacrosanto e in accordo con il karma dell’intero
universo, cercare di litigare anche con lui. Poi lui lo sa che è quello il
motivo della mia aggressività e non reagisce. Ed è ancora peggio istigando un ulteriore sentimento di rivalsa.
Ma stasera no, stasera metto la museruola e lo porto fuori a festeggiare il suo sudato
successo! ;)